Qui e ora, Cingolani fa lo spazio ma definisce anche il suo essere nel proprio tempo, così privato, nervoso, da tigre in corridoio, eppure, miracoli del linguaggio, così politico e interessante. Un interrogatorio poetico raccolto con la solita pallida e meccanica veste tipografica, dove si tessono senza sosta i fili tenui dello sdoppiamento, dei piccoli e sordi vuoti di esistenza, della negazione dei bordi. Una clinica del reale spoglia di qualsiasi triste acchito e brillante invece di una vitalità di altri decenni. Do you remember Laing, Cooper, Nelo Risi... Il corpo in veste attoriale è esposto a sacrifici gnoseologici così come l’azione poetica è costretta più volte in situazioni metaespressive, fino al capriccio: “...Se solo potessi stare buona dentro il foglio..,”. La poesia della Cingolani è fatta di materiali linguistici molto orali, quasi sceneggiati, immediatamente fusi in spazi anche malmessi di cronaca e di conversazione, con l’effetto importante che ciò che poeticamente tocca, vive.
A CURA DI STEFANO DONNO VICE PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO
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