La raccolta poetica d'esordio di Simona Mancini ruota tutta intorno alle personali vicende dell'autrice: le parole nascondono il dolore. Ma la verità di questi versi risiede nella capacità di farsi immagine e testimoniare le metamorfosi della vita
La letteratura degli ultimi anni ribolle di vicende personali, gioie e sciagure a livello privato, che spesso scivolano in un sentimentalismo d’effetto, di facile ascolto e di sicura presa. O anche si concentra su una quotidianità senza mistero, che non contiene nessuna volontà di dirci quello che siamo, dove l’essere umano è rappresentato solo nella dimensione dell’individuo perso nelle certo dignitose, forse ragguardevoli, ma troppe volte banali, storie di tutti i giorni. Anche la poesia, in particolare delle generazioni più giovani, ama soffermarsi sui racconti di un io che stenta a riconoscersi plurale e che si muove nel recinto ristretto dei legami familiari o di coppia, proponendo il proprio vissuto, la confessione confidenziale, a paradigma universale.
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