A CURA DI STEFANO DONNO VICE PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO
sabato 16 dicembre 2023
venerdì 15 dicembre 2023
giovedì 14 dicembre 2023
mercoledì 13 dicembre 2023
In quell'andare che ti denuda e sveglia di Francesco Pullia (Futura)
Questi versi aggiungono un ulteriore tassello al
mosaico che da lungo tempo l'autore con insistenza va componendo. Vi si
ritrovano estatiche accensioni, incantamenti ma anche vorticoso
inabissarsi in un originale mescolamento
in cui elementi
autobiografici vengono trasfusi in un sentire che anela a farsi epico,
corale, permeato di compresenze. Ogni cesura tra presenza e assenza, tra
orizzonti e specie differenti, è oltrepassata, colmata da un poetare
dedito a cogliere le trame del fuggevole, a penetrare il qui ed ora.
martedì 12 dicembre 2023
Corpi solubili di Mario De Santis (Samuele Editore)
Tra dissoluzioni e discioglimenti, la poesia di Mario De Santis certifica la provvisorietà del nostro tempo, in una sequenza incalzante di triloghi tra realtà, rappresentazione e metafora. La testimonianza è la cifra – privata eppure collettiva, civile – che assume in sé con i toni di un “bilancio finale” costruito su una sequenza di figure e immagini potente per precisione d’analisi e puntualità del linguaggio. Un affresco consapevole della provenienza quanto incerto nella destinazione: sintesi perfetta di quanto ciascuno di noi si trovi ad attraversare nel presente, non sapendo se – guadando l’acqua bassa del nostro fiume personale – ritroveremo intera sull’altra riva la carne – vera e simbolica – che avevamo in origine, oppure se questa sarà stata sciolta, solubilizzata dalla Storia di tutti e dalle storie individuali. L’ultima poesia di questo libro è lasciata “non-finita”, sospesa nel verso tronco. Apre sul vuoto, baratro o forse tra segni non visibili a stampa, spazio tra parola e parola come i codici digitali che le compongono. Senza altre parole a seguire, resta aperta la scena.
Posata a terra la spesa di stasera
tra due voci a interrompere infiniti:
“Sei abile a sapere, non sai stare”.
Così, a fare ostacolo ai saluti che slittano in domande
sottese, in serate illuni che ci sembravano più facili,
mai state meno di un futuro possibile,
la carne fredda consiglia una rinuncia: al domani.
Si smette di scommettere, da fermi,
mentre l’albergo di una sera convince nell’invito.
Andare fu più fragile. Nessun figlio era previsto.
“Mangeremo ciò che c’è, saremo pronti a ballare
le cose impossibili eppure istantanee, solubili nel tempo”.
Noi, costretti qui, abituati all’inagibile, ad abitare
scale, dietro porte senza nomi e interi piani a mezza luce,
portiamo piatti, da bere è già nei bicchieri,
prepariamo tavoli che ci raccolgano in biografie di lampi,
definitive, atti mancati, automatismi a caso.
L’obbligo a seguire, della storia, ciò che se ne genera
non interessa più a nessuno, nemmeno a noi la nostra.
Le previsioni meteo alla tivù sono l’unica trama: la tempesta
dura da ieri, non era attesa e non era nemmeno un futuro.
Saremmo stati matti a dire più parole di queste, vicini
come gli imbucati in una stessa festa.
Stiamo con chi ci somiglia con chi è probabile
non avrà figli e dipenderà da cure di altri, ma che al momento
sono ignoti. Tracciata l’infanzia, nessuno passa. Si aspettano risposte non nate da domande,
pensando quel che non verrà mai detto
ascoltando quello che è solo pensato.
A chi abita nei pressi del Monumentale manca
la parola cimitero. Si scende alla stazione sotterranea
senza malanni, né bende, tra scheletri di geometrie. Il nome
è quello (un aggettivo) e fa della morte un eroismo in fototessera;
i cittadini laboriosi (ora da Cina, dal Marocco) si tuffano davvero
nella terra guasta di Milano; sotto si viaggia sereni,
sopra la disfatta dei visi di marmo e calce, una galleria di morte
senza orrore. Qualcuno lava il pavimento (le tombe sono case),
ci si arriva tutti insieme, alla velocità che ha avuto il Novecento; l’Isola
dei morti, vicina (i vivissimi e ubriachi, i turisti di sé) parlano
urlate psicologie, esotismi. Se possiamo scegliere l’uscita, l’obbligo
è rimanere nella vita, nonostante si sosti tra i dimentichi
di tutto: del capolinea, dove non siamo stati mai;
del conseguito sangue, atteso in senso inverso
che invece non verrà; del fatto che sia tardi.
Alberi e filari, una rete della prigione alla terra
tocchiamo lo stesso l’assurdo dei climi, ad ore inverse,
a vederli fiorire per forza. Ma non c’è amore, solo acume
in questo paesaggio spezzato, quest’agro impegno che diamo
al sottosuolo, quest’uso del concime come una violenza,
il prelievo di ninfe, fantasmi e minerali – è tutto un avvenire
bellissimo in foto, che si sgrana in chimica. (Più vivo il “dopo”
di forre e pezze d’orti sull’Aniene abbandonate, con secoli
di mani nostre, lasciate andare, dimenticate: i veri passi
dove coincide domani e mai più). Anche la scorza petrosa
di argille, il loro impasto di bruni di ruggine, il guano,
avrebbero scelto la stasi eterna e spontanea, se solo interrogati
o trent’anni di niente, libero, l’intero giro di una vita che si scioglie,
senza la geologia crudele e lenta di nascite e inganni.
Nell’apparire di foglie e giardini, nei discorsi delle bocche
che torna a fare del seme un rimpianto, c’è solo tortura.
Nell’abbandono, finito di generare il verde, di sputare
germogli (tutti figli di massacri e creazione) cade
l’impossibile, che inventa ciò che non ci rassomiglia.
lunedì 11 dicembre 2023
Poesie di August Strindberg (Elliot)
Buio è il poggio, buia è la casa – ma più buio ancora il suo piano interrato – sotterraneo, feritoie nessuna – È porta e finestra l’ingresso dello scantinato – E laggiù ancor più lontano nel buio Appare una dinamo che ronza, Tanto da mandar faville d’intorno alle ruote; Nera e orrenda, nascostamente Macina luce per la contrada intera.
Narratore, drammaturgo, poeta svedese.
Autore che nel corso della sua carriera, ha frequentato forme letterarie eterogenee e spesso in contraddizione fra loro.
Una
capacità straordinaria dal punto di vista linguistico e narrativo ha
comunque sempre informato l'opera di Strindberg, derivandogli da
esperienze di vita, dall'accesa insofferenza per le convenzioni
borghesi, e da una certa instabilità relativamente alle convinzioni
politiche.
Figlio di un piccolo commerciante e della domestica di
famiglia, cosa che gli avrebbe procurato un inestinguibile sentimento
d'inferiorità (che seppe esasperare fino a farne materia per la
costruzione di un mito personale su cui fondare la propria identità) fu
studente di lettere a Upsala (1867), successivamente supplente maestro a
Stoccolma e precettore privato in alcune famiglie. Tornò poi a
studiare, ma questa volta medicina (1868), fu un attore di scarsissimo
successo (1869), redattore di una rivista che trattava dei problemi
assicurativi a Stoccolma (1872), e ancora: allievo telegrafista a
Sandhamn (1873), collaboratore e reporter per le sedute parlamentari
nelle Dagens nyheter (1873), amanuense nella Biblioteca Reale (1874).
Si
sposò tre volte. La prima moglie fu Siri von Essen (dal 1877 al 1892);
la giornalista austriaca Frida Uhl (dal 1893 al 1894) la seconda, e
l'attrice Harriet Bosse (dal 1901 al 1904) la terza.
La fiera,
strenua opposizione all'ingessata società letteraria svedese del tempo
sfociò nella cosiddetta faida di Strindberg (1910-12), che lo obbligò ad
abbandonare per un periodo il paese.
L'interesse per le tematiche
sociali espresso in questo periodo non soffocò l'impegno di revisione e
rinnovamento del teatro, che sarebbe culminato nella fondazione
dell'Intima teater ("Teatro intimo"), attivo a Stoccolma dal 1907 al
1910. Questa vicenda comportò una tappa molto importante nella vita di
Strindberg, che accrebbe le proprie competenze nella storia del teatro,
nella tecnica di regia e nella recitazione.
S. fu attore, regista,
critico, drammaturgo, arrivando a una profondissima comprensione del
teatro in tutte le fasi del suo farsi.
domenica 10 dicembre 2023
sabato 9 dicembre 2023
L' argonauta del tempo di Giovanni Colasurdo (Il Ponte Vecchio)
L'Argonauta del Tempo si propone di riflettere sullo scorrere del tempo, sul viaggio esistenziale di ognuno di noi e più in generale sul cammino dell'umanità: un'intenzione non nuova nella esperienza dei poeti, spesso impegnati a investigare il mistero del Tempo nel suo svolgersi spesso inesplicabile tra attesa del futuro e memoria. Giunto tardi al bisogno di svelare a sé stesso la varietà e la ricchezza delle emo- zioni attraverso la parola della poesia, il libro rivela l'intenzione sperimentale dell'autore, in una ricerca della parola quanto più possibile aderente al mondo interiore. Il poeta stesso rivela uno dei momenti sorgivi della sua ricerca, quando confessa che l'esperienza del Cammino di Santiago - vissuta con acuta intensità emotiva sotto la specie di perfetta metafora della vita - ha dato il via a un susseguirsi di immagini e di scoperte capaci di toccare la vie profonde del suo essere ed esistere.
Urano vince il Premio Speciale della Giuria "Città di Latina" 2023.
Urano vince il Premio Speciale della Giuria "Città di Latina" 2023.
Esce Urano. Raccolta di versi. Laura è nata a San Benedetto del Tronto (AP), dove tuttora vive e lavora. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Bologna, è insegnante in una Scuola Secondaria di Primo Grado. Amante e cultrice fin dalla più tenera età della scrittura in versi, suoi testi sono stati premiati o segnalati in diversi concorsi letterari, tra gli altri: finalista al Premio Internazionale di Letteratura “Città di Como” 2019 nella sezione inediti; Premio “Lorenzo Montano” 2021, Menzione d’Onore con la raccolta inedita Acqua; Premio “Poesia Onesta” 2022 con la raccolta inedita Transizioni (miglior silloge marchigiana). Urano (Premio “Europa in versi” 2022) è la sua opera prima.
venerdì 8 dicembre 2023
giovedì 7 dicembre 2023
mercoledì 6 dicembre 2023
martedì 5 dicembre 2023
lunedì 4 dicembre 2023
Bei cipressetti, cipressetti miei. Poesie per bambini vecchi e nuovi a cura di Nicola Crocetti e Vivian Lamarque (Crocetti)
O meglio: poesie per nonni e genitori e bambini. Comincerei dai nonni, i più smemorati forse in “prosa”, ma chi può batterli in fatto di memoria poetica? Le loro infanzie sono state costellate di poesie da studiare a memoria: “me la provi me la provi?”. Le case risuonavano di queste richieste rivolte dallo scolaro a chiunque capitasse a tiro, madri, fratelli sorelle, che finivano per impararle a memoria anche loro. Echi di versi che questa raccolta cerca di risvegliare, così che il sassolino numero uno lanciato nello stagno diventi due diventi tre quattro, stupisca l’acqua e l’aria intorno con i suoi prodigi. Il coro che la scuola ha colpevolmente interrotto (perché? ci dicano almeno perché) magari potesse di nuovo risuonare nelle aule e nelle case, nel silenzio delle case, dei salotti zitti, dei divani-delle-testechine, esseri muti lì seduti, ciascuno stregato dal suo smartphone. Allora ci stregava l’apparizione di nonna Lucia, “alta, solenne, vestita di nero”, e quelle sette paia di scarpe, quelle sette verghe di ferro, quelle sette fiasche di lacrime ci confondevano e incantavano ben diversamente teste e orecchie.
domenica 3 dicembre 2023
sabato 2 dicembre 2023
venerdì 1 dicembre 2023
giovedì 30 novembre 2023
mercoledì 29 novembre 2023
La lingua viva della poesia occupa i monumenti della Capitale - Il Sole 24 ORE
martedì 28 novembre 2023
lunedì 27 novembre 2023
L'agguato della tenerezza di Alessandro Cannavale (BESA MUCI)
“Un verso scarnificato fino all’osso, fino alla nudità strutturale della parola, perché il poeta riconosce e si riconosce nel lavoro nobile e umile della sottrazione, nell’essenzialità del visibile, per mostrarsi esattamente com’è. [...] Un poeta legato al suo impegno civile, animato e mosso dalla trasparenza e dalla fragilità del mondo, delle creature arboree e marine, e dall’umano essere”. (dalla Prefazione di Elisabetta Destasio Vettori)
Il viaggio sulla terra della signora C. di Maria Gabriella Canfarelli (Carabba)
Nella schietta dizione di Maria Gabriella Canfarelli si scorgono i barlumi di un senso segreto, di un’altra vita, di un’altra navigazione d’anima, ricca – nella sua corporalità – di un mistero che fluttua in “equoreo seno”, per dirla con Leopardi. Versi che incidono un percorso di quotidianità assalita, lancinata, periclitante, cui fanno almeno a tratti da riparo “due dita di fede”. La storia allusiva - nobilmente lirica - di un venir meno, di un levare, di una dimagrita dimensione di vita, cui versi nitidamente casti e confessionali danno voce dolce e dolente.
domenica 26 novembre 2023
The dust of the republics-Polvere delle repubbliche. Ediz. bilingue di Kevin Wren (Fallone Editore)
"The dust of the republics-Polvere delle repubbliche di Kevin Wren è pometto pervaso da un forte epos e da una stretta interconnessione tra bios e politica, tra biografia e storia. Le storie personali e la Storia collettiva, la pochezza dell’umano e l’altezza di un dio non riconosciuto ma presente, si mescolano in un flusso sintagmatico immerso in potenza metaforica. Wren raccoglie l’eredità poundiana, rielaborandola, in una sorta di flusso di coscienza versificato che polverizza lo stato temporale per giungere alla luce che filtra dalle macerie della storia e del linguaggio."
sabato 25 novembre 2023
venerdì 24 novembre 2023
giovedì 23 novembre 2023
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Vittorio Sereni: la voce che cambia- Corriere TV : L’appuntamento fa parte di Lezioni di Poesia, un ciclo di incontri che intende proporre a...
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Studentessa e poetessa in musica, la mantovana Gavioli vince il premio “Ger...