Il punto di vista del poeta davanti alla Storia non può non tenere conto dell’indignazione. La sua deve essere una lettura critica, una denuncia da cui deve scaturire una ferma presa di coscienza.
Alida Airaghi in Quanto di Storia è poetessa del suo tempo e della Storia stessa racconta tutto il suo caproniano freddo.
«Sappiamo di essere / storia / snervata spremuta / ricordi ingombranti/ per chi non ascolta / non più raccontanti / avvincenti / e privi di futuro / e di scopo».
Parafrasando De Gregori, Airaghi ci dice che la storia siamo noi. Con una poesia civile si tuffa nella Storia e graffiando fino a fare male ci racconta le sue tragedie e le sue vittime.
In 28 maggio 1974 la poetessa rievoca la strage fascista Piazza della Loggia a Brescia: «Un nuovo ordine. / Ordine nuovo. / Nuova obbedienza / da strutturare. / Siamo soldati. / Siamo servizi. / Siamo pagati / per trucidare».
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