A CURA DI STEFANO DONNO VICE PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO

A CURA DI STEFANO DONNO VICE PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO

domenica 31 marzo 2024

Paolo Donini, Tutto è bello (LietoColle)

 “Tutto è bello”, dice il figlio dell’autore entrando al parco per giocare; tutto è bello, anche se le giostre sono rotte. E noi, compressi in una stagione nella quale fatichiamo a trovare elementi di bellezza partecipata, sorridiamo e ci commuoviamo davanti alla tenerezza di un padre che prende parte allo stupore del proprio bambino che scopre il mondo, sullo sfondo delle inquietudini contemporanee, davanti all’osservare come sia la forma infantile, che biologicamente ci prosegue, a dare “forma al tempo”: ti guardo stamattina e stasera già/sarai diverso, il tuo faccino di oggi/è l’emblema di ogni istante che è,/ seppur già perso, nel presente/che si fa passato, il sapere/del vero che ci hai dato. Dopo tanta poesia del figlio alla (ri)scoperta del padre – spesso originata da una separazione mortis causa – leggiamo finalmente un autore che, con proprietà e delicatezza, rovescia il paradigma dirigendo il fascio di luce verso la speranza del poi. Introduzione di Sebastiano Aglieco.




Olena di Elena Opromolla (Ass. Multimage)

 Quando la poesia epura l'anima dal dolore, dall'amarezza, dalla rabbia... e li trasforma in strumenti di bellezza, in espressione lirica, altissima e irripetibile. La poesia si delinea simbolicamente come respiro dell'anima, che può trasformarsi anche in un percorso di liberazione e catarsi. L'autrice si racconta in versi e libera energia psichica proveniente da alcuni ricordi, emozioni e sentimenti dolorosi e non. La poesia diventa così espressione creativa del sé.

sabato 30 marzo 2024

Il segreto di Ebe di Francesco Nigri (Gruppo Albatros Il Filo)

 "Il segreto di Ebe" è una silloge che cerca di andare oltre i limiti del nostro linguaggio per riuscire a esprimere pienamente la conoscenza, il sentire, il percepire del poeta, il proprio mondo interiore. Francesco Nigri, infatti, mostrando coraggio e generosità, ma anche un'abile perizia linguistica, riesce a dar vita a una sua lingua che diventa lingua della sua poesia. Ecco allora che i suoi versi, proprio per affermare il loro essere svincolati da ogni regola, si muovono in assoluta libertà, lasciando spazio prevalentemente alla musicalità generata dalla lettura, una musicalità che nasce dall'ispirazione del poeta e che viene affidata al lettore.




Nove lame azzurre fiammeggianti nel tempo. Poesie, immagini, descrizioni, lettere, favole 2003-2020 di Tommaso Di Dio

Cosa dicono di noi le parole del passato? E quanta verità tradiscono le immagini che ci ritraggono? In questo libro sono raccolte in ordine cronologico, dal 2009 al 2020, tutte le poesie pubblicate dall'autore in plaquette d'arte e ormai quasi del tutto introvabili. A queste, si aggiunge una scelta di poesie inedite che formano la preistoria di un esordio, in uno scavo dei presupposti necessari ad un destino di scrittura. Il percorso di poesie è infine accompagnato da una sequenza di immagini, alcune tratte da archivi custoditi in rete, altre appartenenti all'archivio familiare dell'autore, descritte meticolosamente da alcune prose, che rintracciano momenti simbolicamente rilevanti della biografia dell'autore.




venerdì 29 marzo 2024

Antonello Di Carlo, Amo ergo sum (Rupe Mutevole)

 «“La letteratura è una difesa contro le offese della vita”, scrisse Cesare Pavese sul diario che tenne lungo tutto il corso della sua vita: Il mestiere di vivere. Si pensa che la stessa cosa possa essere detta per Antonello Di Carlo, infatti dai suoi versi emerge una condizione esistenziale e una riflessione su alcune problematiche attuali che nel momento stesso in cui il poeta le esplica, determinano interiormente nell’io non solo una liberazione, una catarsi, una barriera difensiva contro le offese che la vita riserva, ma anche il raggiungimento della verità. Dotato di solida cultura, egli spazia anche nel mito greco per dare voce al suo poliedrico sentire, ma soprattutto per esplicare il suo amore per lei, il vuoto creato dal suo allontanamento e dalla sua assenza, infatti “... non è amore \ se muta al realizzarsi \ di un cangiamento \ o si affievolisce \ quando l’altro si allontana \...” (Impavido amore).» (dalla prefazione di Francesca Luzzio)




Ampi margini di Gianni Montieri (LiberAria Editrice)

 I versi di Ampi margini raccontano di Sud, di adolescenza, di affetti, di cose che non si dimenticano, di morte, di infanzia, di posti in cui era vietato sognare. Sono testi che hanno a che fare con i ritorni: come si ritorna, come si riconosce il luogo, come si fa pace con i nostri passati. Poesie che tentano qualche domanda senza trovare risposta. Gianni Montieri porta a termine un lavoro e un viaggio, dalla periferia di Napoli a quella di San Paolo, passando da Milano, attraversando il muro di Berlino fino all'acqua di Venezia, e nel vagone prende posto il perdono e si conversa dell'aver cura di tutto, di ciò che è stato, di ciò che abbiamo imparato, di ciò che abbiamo perduto, di chi si ama, dei giorni a venire. "C'erano ampi margini, confini" apre un verso e indica la strada, il confine tra dolore e felicità è sottile, "come la linea di candele accese / rosario che divide la vita dalla morte".




giovedì 28 marzo 2024

Il profumo del sole nel buio di Mario De Vecchis (Planet Book)

 Ricordi e attualità si alternano in questa raccolta di Mario De Vecchis, autore che ci regala sempre momenti di riflessione, analisi ed emozione. L’opera è composta da 62 brani dai temi variegati ed è proprio questa scelta artistica che rende le sillogi di De Vecchis sempre interessanti e amate anche dai giovani.




Io sono un'esplosione. Una vita di lotta e di speranza di Eve Ensler (Il Saggiatore)

 Io sono un’esplosione è il viaggio di un’attivista attraverso le ferite del nostro tempo, con l'intento di ritrovare una connessione, come individui, a un più alto obiettivo comune.


Nel corso della sua quarantennale esperienza di lotta, V (il nome che Eve Ensler si è attribuita dopo aver abbandonato quello del padre violento) si è occupata di temi cruciali del nostro tempo: dalle molestie e gli abusi degli uomini sulle donne, alle tragedie dell'AIDS e del Covid-19, fino al cambiamento climatico e alla vittoria di Trump in America. In tutti questi casi, la sfera pubblica si intreccia indissolubilmente con quella privata, ecco perché i suoi racconti prendono spesso le mosse da storie personali: la sua di figlia abusata, quella di altre donne violentate durante i conflitti per le risorse minerarie della Repubblica democratica del Congo, quelle di chi ha perso il lavoro durante la pandemia oppure di coloro che hanno contribuito a far cadere il muro di Berlino. In questo incessante movimento dall’io al noi, Io sono un’esplosione prende la forma di una raccolta di prose, poesie, sogni, lettere e piccoli saggi: i mille modi in cui lo sguardo critico di V si è posato sul mondo, eviscerando e mettendo sotto analisi le sue storture. In modo intimo e introspettivo, ma allo stesso tempo coraggioso e risoluto, questo libro insegna a dare una spinta irrefrenabile al cambiamento, ad amare e a sopravvivere all’amore, a fare i conti con i propri demoni e a riprendere possesso del proprio corpo. Perché se riconosciamo che il male e il dolore personale sono collegati, lottare per qualcosa diventa un modo per curare le ferite più profonde e riscoprirsi liberi.



mercoledì 27 marzo 2024

Teatro statico Condividi di Fernando Pessoa (Quodlibet)

 Il volume raccoglie, per la prima volta in versione italiana, i quattordici «drammi statici» di Fernando Pessoa, composti tra il 1913 e il 1934, dei quali solo Il marinaio (1915) fu pubblicato in vita dall’autore. In gran parte sconosciuti prima di un meticoloso lavoro di scavo svolto nell’archivio di Pessoa, questi testi restituiscono un altro e fondamentale versante della sua magmatica attività. La natura di Pessoa fu intimamente drammaturgica, anche quando questo carattere si manifestò mediante la spersonalizzazione poetica che diede origine a più di un centinaio di «eteronimi», autori fittizi radicalmente diversi per personalità e visione del mondo. Il suo teatro sprovvisto di azione, in cui l’enigma della condizione umana si traduce in spettacolo dell’inconscio, si proietta già verso esiti che saranno sperimentati con maggiore continuità dalle avanguardie del XX secolo. L’edizione è arricchita da un’appendice che raccoglie frammenti aggiuntivi riferibili alle pièce più organiche, oltre ad alcune lettere e agli appunti in cui Pessoa formula la sua idea di teatro.




zona|disforme 19

Eugenio De Signoribus, Nel villaggio oscuro. Poetica e poesia, Manni

 L'itinerario poetico di Eugenio De Signoribus trasmuta nella vita della lingua le lacerazioni e le opacità e i bagliori dell'esistenza. Accoglie il visibile – con le sue ferite, con il suo chiuso orizzonte – in un movimento del verso la cui musica non vela l'asperità, e nella forma dolorosa lascia trasparire quella dolcezza che per i primi poeti della nostra lingua era il proprio della poesia. "L'amore della lingua contiene gli altri amori", scrive. La riflessione sulla poesia si modula sia nella forma della prosa sia nella forma del verso. La prossimità al visibile della natura, alla sua bellezza, dialoga con la meditazione sul male che assedia il nostro tempo, la peregrinazione nell'ombra non distoglie lo sguardo dalla luce. Come la malinconia non è separata dall'indignazione, l'esplorazione interiore non distrae dal compito civile di denunciare le forme violente del potere.




martedì 26 marzo 2024

Bello Mondo di Mariangela Gualtieri (Einaudi)

 La poesia è qualcosa che fanno i morti, sembrano spesso pensare i giovani. Eppure sono proprio loro quelli piú affamati di poesia, quelli che possono accogliere la densità poetica con il cuore davvero spalancato. E questa silloge di Mariangela Gualtieri, che mai ha smesso di essere ragazza ardente, si compone delle poesie che lei stessa ha immaginato poter risuonare più forti nelle loro anime spaesate, sole e assetate di vertigine. Dentro ci sono i suoi componimenti che più bruciano, che parola dopo parola incidono solchi nella carne viva di ogni lettore, e che ne hanno fatto una delle poetesse più lette e amate d'Italia; la poetessa che meglio può arrivare a toccare i sentimenti di chi attraversa quella stagione della vita in cui ogni cosa pare brillare di un amore più intenso e più vero. Con otto disegni a colori dell'autrice.




lunedì 25 marzo 2024

A. Anedda, M. Cacciari: FILOSOFIA E POESIA IN DANTE

Il tempo reale di Maurizio Gavinelli (Book)

 Maurizio Gavinelli (Milano, 1954) è chirurgo, ricercatore e trattatista. Ha dato alle stampe varii libri di poesia, da "Vuoti d'oltremare" (Libreria Editrice Cavour, Milano, 1973) a "Il bisturi che impugno" (Entropia-Edizioni La Gru, Sonnino, 2022). Ha inoltre pubblicato due romanzi. Esito di una voce poetica tanto incisiva quanto misurata, Il tempo reale affronta l'essenza della vita in due momenti distinti ma in sintonia tra loro: nel primo, Gavinelli esplora il tempo nel suo compimento (presente, passato, futuro) e pure i tempi della memoria; nel secondo momento il testo si muove con un andamento poematico, raccontando la vita di una coppia attraverso le vicende esistenziali e anche storiche del Novecento, dagli anni Venti alla fine del secolo XX.




domenica 24 marzo 2024

I colori di Kiev. Poesia in trincea di Anna D'Auria (Officine Culturali Romane)


 

Divieto di balneazione di Lorenzo Trigiani (PeQuod)

Lorenzo Trigiani è nato a Manfredonia il 21 febbraio 1965. Alle spalle ha tre raccolte di versi: Verme solitario (Editrice Nuovi Autori, Milano, 1995), Solo posti in piedi (Manni Lecce, 2003) e Oli esausti (Sigismundus, Ascoli Piceno, 2013).


Ill.

Di piccola spiaggia
il divieto di balneazione
la perfezione
di un angolo retto
costi quel che costi
l’insistenza di un amore.





sabato 23 marzo 2024

C'è un sacco di spazio sul fondo. Reportage poetico del piccolo di Elisa Malvoni (Bette)

 “C’è un sacco di spazio sul fondo” prende spunto dall’asserzione con cui il fisico Richard Feynman illustrava le opportunità dell’indagine della materia su scala nanometrica: “There’s a plenty of room at the bottom”. Fin dall’inizio della pandemia, i nostri spazi sono andati restringendosi e l’indagine privata si è soffermata sui piccoli dettagli di noi stessi e dei nostri ambienti; la linea dell’orizzonte si è avvicinata e la prospettiva si è risolta tra le mura domestiche. All’interno di queste, il punto di osservazione dell’autrice si è mosso su zampe di gatto tra i bacari di Venezia o è scivolato nell’acqua dei canali; dal San Lorenzo ha contemplato la vegetazione tardo-invernale di Montréal, dalla Garonna ha visto le piazze di Bordeaux, dal fiume di montagna il passaggio delle greggi. Pagina dopo pagina, l’autrice diventa la reporter “del piccolo ma non del poco”, abbandona l’esigenza lirica di molta poesia, registra e scrive la cronaca dei giorni delle chiusure affinché ciascuno di essi valga un ricordo.




Un volto da un vuoto di Gabriele Guzzi (Pequod)

 È la crudeltà cieca di ciò che non ritorna,

È la morte, mi dici,
E questa casa imbrunita sul confine
È morta, anche lei, con lui,
Ma saremo pronti
Nei porti taciturni che accolgono la salma,
La pietra conficcata nell’ardore,
Saremo pronti, e qualcosa
Si opporrà alla tragedia
Al suo cauto riaffermarsi, qualcosa
Tornerà, nel contrasto,
Dei gabbiani che gridano sugli scogli
Delle bestie che cantano verso il sole.

Gabriele Guzzi nasce nel 1993 a Roma, dove risiede. Si è laureato con lode in Economia Politica alla Luiss e alla Bocconi. È stato consulente economico a Palazzo Chigi e al Dipartimento della Programmazione Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha lavorato per lavoce.info, ha fondato Rethinking Economics Bocconi ed è presidente del movimento l’Indispensabile.
Ha concluso un dottorato di ricerca in Economia Politica presso l’Università Roma Tre con una tesi sul rapporto tra Heidegger e Marx nella genealogia metafisica della teoria del valore. Insegna storia economica all’Università di Cassino. Suoi contributi sono pubblicati su quotidiani nazionali e riviste. “Un volto da un vuoto” è la sua raccolta di esordio.



venerdì 22 marzo 2024

Meglio di tutti al mondo sta il tuo gatto. Lettere 1966-1985 di Wislawa Szymborska e Kornel Filipowicz (Elliot)

 Wisława Szymborska e Kornel Filipowicz intrattennero un legame straordinario e si amarono per oltre vent'anni senza mai abitare sotto lo stesso tetto. Questa distanza stimolò un'intensa e preziosa corrispondenza fatta di lettere in cui si alternano i toni divertenti ai momenti lirici, gli elementi del quotidiano (il prezzo della carne, le medicine da prendere o i risultati delle battute di pesca di Filipowicz) alle considerazioni sulla propria scrittura e su quella dei loro amici, molti dei quali poeti e intellettuali. Scritte in un vasto arco temporale, fra grandi eventi storici come l'invasione della Cecoslovacchia nel 1968 e piccoli momenti della vita, in queste lettere campeggia la figura del gatto di Kornel Filipowicz, che dopo la morte del suo padrone diventerà il protagonista della celebre poesia di Szymborska "Il gatto in un appartamento vuoto". Nel volume sono riprodotti collage, cartoline e disegni dal gusto surreale che spesso accompagnavano le missive e che aggiungono una prospettiva unica sulla fantasia e sul mondo interiore di una delle poetesse più amate al mondo. Prefazione di Tomasz Fialkowski.




Forme della notte di Giorgio Luzzi (Carabba)

 C'è un suono nuovo nella poesia di Giorgio Luzzi, una cadenza di rinnovata verità, più profondamente aderente alla "non aggettivabile vicenda" della vita nel suo darsi nel tempo circoscritto dei giorni e dei mesi, ma più ancora nel suo perdersi, nel suo fuggire. Da sempre nitido, incisivo, e frequentemente epigrafico e perfino sentenzioso nella lucidità di uno sguardo acuto e ricco tanto di forza quanto di ironia, il verso sapiente di Luzzi si fa qui - in quest'ultimo libro, ultimo dei molti che lo hanno preceduto - non si dica arreso, ma più chiaro e accogliente, e insieme più robusto e riflessivo. Quasi un libro-congedo, un libro testamentario, dal titolo fortemente allusivo: uno di quelli a cui si consegna per immagini l'infinita e ad un tempo sintetica nostalgia dell'essere, espressa con parole tanto usuali quanto colte, che si dispongono in rime perfette nella loro dissimulata e ritmica congiunzione.




giovedì 21 marzo 2024

Prima di nascere di Claudio Damiani (Fazi)

 Damiani continua il suo viaggio di esplorazione dei cieli sorvolando una guerra cosmica quotidiana di cui sono ignote le vere cause. Parte da un chiodo fisso che aveva da bambino, all’età di quattro-cinque anni: si chiedeva dove fosse potuto stare prima di nascere, sospeso nel cielo, dove avesse potuto poggiare i piedi: «mi sembrava incredibile non essere esistito prima / e mi sembrava incredibile pure di essere esistito». Il viaggio lo porta alla sua infanzia e alla nascita, a prima di nascere e anche a dopo la vita, come se questa fosse il tratto visibile di una linea invisibile, o meglio di una catena, o di una rete di catene e anelli tutti collegati. E come un suono copre un altro suono, questa rete meravigliosa quasi copre la nostra angoscia, la nostra ignoranza come di bestie condotte al macello, o forse a un rito sacrificale.


Nel libro ritorna sempre l’abisso in cui il bambino si sentiva sospeso prima di nascere, simile a quello in cui è sospeso l’uomo contemporaneo, che, nell’immagine di Emanuele Severino, è come un trapezista che ha appena lasciato un trapezio e non ha ancora afferrato l’altro, e si ritrova sospeso senza appigli sul vuoto.

Se il primo trapezio a cui eravamo attaccati erano le verità religiose e metafisiche, comprese fedi e speranze ideologiche più o meno recenti, che cosa sarà l’altro trapezio che si sta muovendo nel buio verso di noi, di cui ci sembra di sentire il sibilo impercettibile? Magari una frase scritta dentro la natura, che ci aspetta tranquilla, nella nostra ricerca concitata, a cui siamo forse vicini, e che non è una formula scientifica, ma una parola che ci accoglie e ci acquieta, togliendoci dall’insostenibile ignoranza in cui siamo. Intanto ci confortano gli alberi, gli animali, le montagne e le ombre dei nostri cari, a cui stiamo vicini e da cui non vogliamo allontanarci, mentre la tecnica corre a perdifiato, evoluzione naturale anch’essa, e bisognosa di avere accanto, ancora e per sempre, l’arte.



mercoledì 20 marzo 2024

Ètiennette di Salvatore Cucinotta, Gianni Vittorio (La Rosa nel Pozzo)

 Il libro racchiude una silloge poetica ed una raccolta fotografica relativa ad un percorso comune degli autori. La sovrapposizione di un immagine ad una lirica crea un effetto emotivo di grande profondità. Il lettore leggendo la poesia viene proiettato in una dimensione surreale dettata dal lavoro ben compiuto da parte del fotografo. I quatto elementi si amalgamano in una tavola ben scolpita del libro




lunedì 18 marzo 2024

Discorso senza un alito di vento. Quartine di Leopoldo Lonati (Edizioni Casagrande)

 Centotré quartine (più una) che vanno a comporre un "Discorso" enigmatico e meditativo, seducente nella sua musicalità, dove «giocosamente e non senza humour le parole convocano altre parole».



L'isola scura di Franco Costantini (Vydia Editore)

 “Di rado, molto di rado, soprattutto in questi anni, capita di incontrare una raccolta così compatta e strutturata (spesso ci troviamo di fronte a un insieme di poesie il cui unico legame è costituito da un dato cronologico) come è questa Isola scura. C’è un tema dominante, l’isola, che non è quella della fuga baudelairiana, ma quasi una modalità dell’esistere: la concretezza reale di un paesaggio greco e mitologico, anche attuale e presente, s’interseca perfettamente con la valenza metaforica che l’isola assume. Finalmente una poesia diretta, che sa raccontare e riflettere e non si trincera dietro i più svariati, riusciti o meno, artifici linguistici.” (Dalla Prefazione di Umberto Piersanti)




domenica 17 marzo 2024

Laura Cingolani, Fare lo spazio edito da Campanotto

 Qui e ora, Cingolani fa lo spazio ma definisce anche il suo essere nel proprio tempo, così privato, nervoso, da tigre in corridoio, eppure, miracoli del linguaggio, così politico e interessante. Un interrogatorio poetico raccolto con la solita pallida e meccanica veste tipografica, dove si tessono senza sosta i fili tenui dello sdoppiamento, dei piccoli e sordi vuoti di esistenza, della negazione dei bordi. Una clinica del reale spoglia di qualsiasi triste acchito e brillante invece di una vitalità di altri decenni. Do you remember Laing, Cooper, Nelo Risi... Il corpo in veste attoriale è esposto a sacrifici gnoseologici così come l’azione poetica è costretta più volte in situazioni metaespressive, fino al capriccio: “...Se solo potessi stare buona dentro il foglio..,”. La poesia della Cingolani è fatta di materiali linguistici molto orali, quasi sceneggiati, immediatamente fusi in spazi anche malmessi di cronaca e di conversazione, con l’effetto importante che ciò che poeticamente tocca, vive.




Canzoniere scritto solo per amore di Daniele Piccini (Interno Poesia)

 Dopo quasi vent'anni dalla prima edizione, torna in libreria il "Canzoniere scritto per solo amore" di Daniele Piccini, con l'aggiunta di nuovi materiali, per un'inedita esplorazione della figura del padre, quasi una ripresa di quello di Caproni per l'amata madre, lo struggente e lievissimo "Seme del piangere". È un fatto che il dolore è visitato, in ogni vera esperienza che si fa di esso, da un soffio potente, che rimanda alle cose ultime, alla promessa di rivedersi ancora; il libro di Piccini è tutto intessuto su questa nota: l'assente è un cavaliere di misteriosa fortuna, come dice il poeta, che lo precede ancora una volta, che gli fa strada. Non è vero, no, che di lui, del padre-ragazzino, non rimanga niente. Il padre è il sorriso stesso, è la chiamata a vivere, e non può che aspettarci dove si trova, lì dove si è nascosto agli occhi. È perciò tutto un inseguire le tracce che ha lasciato, fino alla scoperta di una più piena presenza, di una intimità tale con il padre da divenire una cosa sola con lui. La figura amata è dentro di noi, è a un passo: abbi il coraggio e la pazienza di acuminare lo sguardo, dice il poeta, e la ritroverai. Così di ogni amato perduto, assente.




sabato 16 marzo 2024

Tutti hanno un sogno di Franco Ciarelli (Nuova Gutemberg)

"Tutti hanno un sogno" appartiene a questo nuovo inizio della poesia ed è segnato da un linguaggio delicato che si cura di sostenere la debolezza del lettore, ferito e abbandonato, come sulla strada di Gerico. Da briganti della narrazione falsa ed ingannevoli.


PRIMA NAZIONALE A COMO di “Percezioni Comasche” Come Como e il suo lago: la poesia di Dante Maffia (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

 SABATO 16 MARZO ore 18 presso The Art Company, Via Borgovico 163 (cortile interno) ci sarà la prima nazionale del libro di poesie  “Percezioni Comasche” - Come Como e il suo lago di Dante Maffia, I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, 2024. Dialogano con l’autore Vincenzo Guarracino, critico letterario e poeta e Laura Garavaglia, presidente de La Casa della Poesia di Como ODV. Evento nato dalla collaborazione tra La Casa della Poesia di Como , The Art Company di Como, e i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

 

Non è facile scrivere sui luoghi che si conoscono troppo. Il clima piovoso anche qui favorisce gli alberi e i fiori. Non so se questo sia il più bello, certamente è il lago più nobile, anche perché è il più carico di storia e di letteratura divenute paesaggio… Anche il ramo di Como ha però una tinta scura; sulle acque tortuose ed incassate tra i monti ristagnano gli aromi versati dagli antichi parchi, il tiglio, l’olea fragrans, la gardenia, la magnolia, il giglio, gli aromi della nostra letteratura ottocentesca… I tramonti sono stupendi sulle acque che svoltano tra le montagne, e paiono senza fine. I villaggi sul lago, listati di portici bassi, non hanno un aspetto lacustre. Ma sembrano antichi porti di repubbliche marinare dalle minime proporzioni…. il comasco si è avvezzato a nascere setaiolo”.

(GUIDO PIOVENE)

 

“Ma questa volta una voce m’ha fermato. Quella del Lago, del cielo, del tramonto

che stava andando via

felice col suo rosso corteo di riverberi? Una voce suadente,

come stilla d’arpa che scantona per rimproverare il poeta,

per dirgli forse la bambina calabrese adesso è qui,

tu non lo puoi sapere.

E io che nei dubbi cado a picco e m’illudo di entrare nella danza dell’effimero gioco dell’Amore mi sono fermato al Metropole & Suisse,

ho aperto il balcone della stanza e ho inseguito l’eco della voce.”

 

La città di Como ha ricevuto, fin dalla sua fondazione, elogi e riconoscimenti per la sua bellezza, per la sua ubicazione, per il suo lago tra i più belli del mondo, e anche per il clima, per la saggezza e la lealtà della gente, per il senso di civiltà sempre dimostrato. Un libro da me curato, “In un lago infinite di promesse” (seconda edizione 2021), raccoglie sessantotto testi tutti dedicati a Como, a dimostrazione della mai interrotta tradizione che, come ebbi a scrivere nella Prefazione, “È un omaggio alla bellezza del nostro lago, espressa nella molteplicità di immagini, di suoni, di suggestioni che le poesie di questa raccolta antologica suscitano nel lettore”. È con grande piacere quindi che scrivo questa prefazione alle poesie di Dante Maffia, che a Como e al Lago ha dedicato ben cento poesie. Egli è noto per gli innamoramenti di alcune città, dalla sua Roseto, dove è nato, davanti al mare di Ulisse, a Roma, dove vive, a Matera, a Galatina, a Kyoto, a Reggio Calabria, a Craiova, a Torino e quindi non poteva mancare Como, travolgerlo in una passione che ha ridato nuova luce a luoghi, personaggi e monumenti creando una sorta di album ideale nel quale trovano posto però anche gli umili della città, gli scorci più impensati, i ricordi di una panchina, di un albero, di una passeggiata. Dante Maffia è poeta laureato e acclamato ormai in vari Paesi del mondo, si pensi che in Giappone sono usciti ventuno volumi di haiku tradotti da Mariko Sumikura, si pensi ai riconoscimenti ricevuti dai Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano, ai premi prestigiosi ricevuti, alla candidatura al Premio Nobel voluta dalla Regione Calabria, ai Convegni che si sono fatti sulla sua attività, alle tesi di laurea assegnate in molte università italiane e straniere sulla sua poesia e sulla sua narrativa e si avrà l’idea della sua personalità poliedrica, della sua prodigiosa prensilità nel saper cogliere a volo le essenze di un luogo e darne il senso profondo della bellezza. Queste poesie sono un significativo omaggio di Dante Maffia a Como e al Lario: il poeta ha saputo individuare momenti di alta poesia vivendo la città, naturalmente a suo modo, vivendo il Lago (adopero la maiuscola come fa lui) fuori dagli stereotipi, a volte perfino in una sorta di sogno surreale, sempre acceso da scintille liriche efficaci e suggestive. Non parlo con interesse campanilistico, ma con l’obiettività di chi  conosce bene Como e conosce bene anche la valanga umana e poetica del poeta calabro romano. Il lettore scoprirà in questo libro una Como e un Lago che hanno voci suadenti non perché siano semplicemente scenario e paesaggio ricco, piuttosto perché Maffìa ha saputo individuare aspetti sconosciuti e direi invisibili per molte ragioni. Già, proprio come dice Rainer Maria Rilke, Maffìa è “un’ape dell’invisibile” e ci regala il mistero di risvolti che normalmente noi comaschi non percepiamo perché presi dalla quotidianità, intrisi del “gioco consueto degli incontri e degli inviti” fino a fare, a volte, della vita, “una stucchevole estranea” (Kavafis). Si noti la freschezza anche degli haiku, la delicatezza del dettato, la grazia con cui coinvolge anche me e altri amici nel discorso poetico. Posso negare che mi ha fatto piacere? Sarei ipocrita. Anche perché Maffìa non è facile ai doni della poesia se non si sente coinvolto anima e corpo nelle passioni e nella stima delle persone. La passione per Como la si sente vibrare con evidenza in ognuno dei versi che a volte sono vere e proprie pennellate, quadri indelebili che coagulano gli umori della città e del Lago e ne fanno un teatro affascinante. Questa raccolta è una passeggiata difficile da dimenticare una volta compiuta. Si tratta di una passeggiata calda, viva, dove la semplicità ha il maggiore peso, dove la trasparenza del dettato poetico è utilizzata come uno specchio che rifrange e sconvolge le immagini ritagliandole in una nuova dimensione in cui l’essenzialità s’innesta prepotentemente alle ragioni dell’anima, del cuore, della cultura e dell’invenzione.  Un vero e proprio lago di poesia (LAURA GARAVAGLIA – PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO, POETESSA)

 

Dante Maffia è uno dei maggiori poeti d’Italia, come hanno testimoniato Palazzeschi, Pasolini, Sciascia, Caproni, Luzi, Bodei, Magris, Stella, Borges e Brodskji. Ha scritto anche romanzi, saggistica e teatro. È tradotto in oltre trenta lingue. In Giappone esiste addirittura un “Premio Dante Maffia” per gli haiku. Il Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi lo ha insignito di Medaglia d’oro alla cultura. Tra i premi vinti il “Viareggio” e il “Giacomo Matteotti” svoltosi nel Parlamento. È membro effettivo dell’Accademia Eminescu a Craiova e da alcuni anni candidato al Premio Nobel. Alla sua opera sono state dedicate quindici monografie e trentacinque tesi di laurea. Ha ricevuto due lauree honoris causa e molte cittadinanze onorarie.

Info link

https://iqdbcasaeditrice.blogspot.com/2024/01/percezioni-comasche-di-dante-maffia.html


venerdì 15 marzo 2024

Parole d'aMorgan di Marco Morgan Castoldi (Baldini & Castoldi)

 "Prestatemi dunque l'orecchio ed il cuore perché le parole son vane e smarrite se dall'uno nell'altro di nessun amore lasciano traccia e non vengono capite. Alcuni ascoltano le cose che dico se non le hanno seguite e le lodano pure è come se neanche avesser sentito e le mie parole disperse ed oscure spirate nel vento per cui sono giunte non trovano sosta né casa o convento ritornano affrante al vagare distante se ad afferrarle non è il cuore pronto. Ma se nel tragitto udito è capace che orecchio conduca quel che ha introdotto allora le afferra e fa giunger la voce al cuore che la sa trattenere nel petto. Chi vorrà capire l'orecchio dovrà prestarmi e il suo cuore mettere al mio favorevole perché io qui intendo parlare d'amore e di sogni e menzogne, ma anche fantasmi". Poesie commentate in versi da Pasquale Panella.




giovedì 14 marzo 2024

L'alga del tempo di Giuseppe Elio Ligotti (Molesini Editore Venezia)

 "Ho sempre pensato alla poesia come a un organismo vegetale, a una pianta che abita i fondali, e ondeggia a seconda dei flutti e delle mareggiate, e s’imbeve di ogni scia di senso che increspa la superficie. Davanti a lei avanzano e volteggiano nella corrente le tante figure che assume l’esistenza nel corso del tempo, il precipitare e l’ammassarsi dei relitti, lo sciamare a banchi dei nostri desideri. Le storie delle alghe sono storie di naufragi e di stupefazioni, registrano il passaggio di animali misteriosi, la danza della luce, le sue crepe, il depositarsi del silenzio e del vuoto intorno. Ogni tanto le resta impigliata la cellula di qualche sillaba, e questa per fotosintesi rilascia un verso, la corrispondenza di una rima. È così che si è formata questa raccolta: si è impregnata tanto a lungo della vita che l’ha generata, da portare a compimento un processo di massima condensazione e restituzione. […] Al pari delle alghe queste poesie hanno l’elasticità e la chimica di un corpo vivente. Si distendono e si restringono, oscillano e si arrestano, sempre come in un equilibrio revocabile ma mai smarrito tra il risultato finale e i motivi che lo hanno determinato, tra la dinamica mutevole dei sentimenti e la fissità della pagina o di uno schema metrico. La loro lettura è un esercizio di respirazione, che poi è ciò che c’è di più vicino alla misura del tempo; e il contrarsi e il dilatarsi del diaframma anima ogni parola e la gonfia di significato." Con un saggio di Fabio Stassi.




Il verbo di fronte di Roberta Dapunt (Einaudi)

 La nuova raccolta di Roberta Dapunt si snoda intorno a una serie di nuclei: il dolore come esperienza personale, come natura umana, come indignazione per le vicende collettive, siano le guerre, i migranti, il virus o la violenza sulle donne; e il silenzio, anzi, i silenzi, che non devono nascere da costrizione ma dallo stupore, dal pianto, dalla contemplazione; le sensazioni del sacro, visioni, odori, suoni; e la scrittura con la sua potenza e la sua impotenza, con i suoi tempi verbali nei quali è difficile immedesimarsi, così come è difficile riuscire a identificare se stessi nel fluire del tempo non verbale. L'intersecarsi di questi temi forma un percorso, una storia personale e collettiva raccontata con una forte tensione che non viene mai meno. E con una voce sempre alta, ma che non si fa mai enfatica grazie alla profonda perplessità che la anima da dentro.




mercoledì 13 marzo 2024

Stròlegh. Teater di Franco Loi (Einaudi)

Stròlegh uscí nel 1975 in questa collana, con un’introduzione di Franco Fortini. Era il terzo libro di Loi, ma fu quello che lo proiettò immediatamente, nonostante il suo dialetto milanese spurio, inventivo e non semplice, nella ristretta cerchia dei poeti italiani piú importanti. Tre anni dopo uscí Teater, sempre nella «bianca», ed era un segnale forte perché prima di Loi l’Einaudi aveva pubblicato un secondo libro di un poeta italiano vivente solo in due casi: Montale e Ripellino. Nel 1978, l’anno di Teater, uscí anche l’antologia di Mengaldo Poeti italiani del Novecento, che si concludeva emblematicamente con un’ampia sezione dedicata a Loi, presentato come «la personalità poetica piú potente degli ultimi anni». Una consacrazione che sarebbe stata confermata negli anni successivi da tutta la critica, dal pubblico e dal mondo stesso dei poeti di cui Loi è diventato un punto di riferimento ineludibile. Questi due libri fondamentali, Stròlegh e Teater, non erano piú disponibili da tempo. Li riproponiamo ora uniti in un solo volume, come due ante di uno stesso flusso poematico-teatrale che mette insieme ricordi d’infanzia, realistiche descrizioni di Milano e soprattutto personaggi indimenticabili.

 


Presentazione dell' antologia La Voz de las Mujeres en la poesia italiana de Hoy - Universidada Autónoma de Nuevo León, Mexico a cura di Emilio Coco

 GIOVEDÌ 14 MARZO ore 18 presso la Casa delle Donne, Via Marsala 10, Milano ci sarà la presentazione dell’antologia La Voz de las Mujeres en la poesia italiana de Hoy Universidada Autónoma de Nuevo León, Mexico a cura di Emilio Coco. Condurrà Diana Battaggia. Interverrà il curatore Emilio Coco. L’Evento è nato dalla collaborazione tra  La Casa delle Donne di Milano, La Casa della Poesia di Como, La Casa delle Artiste e I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno.

L’antologia (tutta al femminile) La voz de  las mujeres en la poesia italiana de hoy , tradotta in spagnolo e curata da Emilio Coco, è pubblicata da Universidad Autónoma de Nuevo Leon (Mexico)

Le autrici incluse sono 12, tutte di spessore (Antonella Anedda, Elisa Donzelli, Giovanna Frene, Laura Garavaglia, Paola Loreto, Annalisa Manstretta, Giovanna Rosadini, Eleonora Rimolo, Antonella Sbuelz, Anna Segre, Francesca Serragnoli, Gabriella Sica). Saranno presenti numerose fra di esse.

Il curatore Emilio Coco sarà presente e potrà argomentare cosa significa tradurre voci femminili, quale “abito” – oltre a quello del linguista – bisogna essere in grado di indossare, sorprese e criticità oltre a relazionare sul senso di questa antologia che, nella nota introduttiva, così condensa: la scrittura poetica italiana delle donne risulta fra le più accattivanti della fine del XX secolo e della prima decade del XXI. Mentre i poeti utilizzano forme ripetitive e obsolete, le poetesse sono portatrici di una parola poetica colma di eccezionale vitalità. Diana Battaggia conduce l’evento

Le poetesse: Antonella Anedda, Elisa Donzelli, Giovanna Frene, Laura Garavaglia, Paola Loreto, Annalisa Manstretta, Giovanna Rosadini, Eleonora Rimolo, Antonella Sbuelz, Anna Segre, Francesca Serragnoli, Gabriella Sica.

Questa antologia non vuole distanziarsi da niente e nessuno. È giustificata solo dal fatto che la poesia scritta da donne è certamente uno degli aspetti più eclatanti della produzione letteraria italiana del Novecento e dei primi due decenni del XXI secolo, anche se questo non è ancora stato esplicitamente dichiarato. Mentre gli uomini ripetono stancamente forme e tecniche obsolete le donne, nella più assoluta autonomia, si sono fatte portatrici di una parola poetica ricca di vitalità e di eccezionale vivacità umana, offrendo lezioni esemplari anche dal punto di vista della dell'aggiornamento tecnico-linguistico.

Dall’introduzione a cura di Emilio Coco - Traduzione di Laura Garavaglia

 

Español - Esta antología no quiere estar separada de nada ni de nadie. Solo se justifica con la constatación de que la poesía escrita por mujeres es seguramente uno de los aspectos más llamativos de la producción literaria italiana del siglo XX y de las dos primeras décadas del siglo XXI, aunque eso todavía no se haya dicho explícitamente. Mientras los hombres repiten con cansancio formas y técnicas obsoletas, las mujeres, en la más absoluta autonomía, se han hecho portadoras de una palabra poética llena de vitalidad y viabilidad humana excepcional, ofreciendo lecciones ejemplares también desde el punto de vista de la actualización técnico-lingüística.

 

Abitare la ferita di Valentina Casadei Collana FUOCHI diretta da Ottavio Rossani (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

 Nuova pubblicazione di rilievo internazionale per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno per la collana FUOCHI diretta da Ottavio Rossani. Si tratta di un progetto editoriale, quello appunto della collana FUOCHI, che prevede poche uscite annuali, e verte fondamentalmente sull’individuazione di quelle voci poetiche italiane, che secondo Rossani generano, mantengono e comunicano un “fuoco” di forza stilistica, formale e metrica in grado di incendiare gli animi del lettore. 

“Abitare la ferita” è una sequenza di testi lievi, ma dolorosi. Il dato di fatto è che l’amore muore. È “lui” che non funziona più, che si allontana. Lei non sopporta la sofferenza. Non l’accetta. E il tentativo di spiegarla non la conforta. Deve elaborare la separazione, deve curare la ferita. Il corpo reagisce rifiutando la realtà. Sembra impossibile poter continuare a vivere, recuperare tutto ciò che manca nel vuoto della distanza. Non può non ripensare (ricordare, interrogare) al deterioramento del legame: “più mi avvicinavo, più ti allontanavi”. Sul corpo e nella mente, fisicamente e ariosamente, si addensano ira, delusione, sfiducia nell’immaginare un nuovo percorso di vita e d’amore. Eppure, lentamente, diremmo naturalmente, qualcosa si muove, le ipotesi di risveglio dall’apatia si moltiplicano. “Non sono solo io ad aver perso un amore, un amico”. I segnali sono discontinui: i sogni ricominciano a regalare immagini nuove, le parole pensate aiutano a ridurre i contorni della ferita (anche se lei, sente “assottigliarsi la pelle che circonda la ferita”), mentre ancora identifica luoghi, persone, cose che appartengono a un passato che non vuol passare. Tuttavia tutto progressivamente si sfuoca. Nessuno può spiegare perché finisce l’amore. Non c’è un momento preciso in cui si può identificare la caduta; non c’è un percorso canonico di salvezza o di recupero del rapporto “strappato”. C’è solo il presente inesorabile. Il dolore è troppo grande per poter razionalizzare l’accaduto. Solo il tempo, o l’allontanamento dai luoghi in cui la vicenda si è rotta, può lenire lo “strazio”. Lei si domanda: sono io a non aver capito nulla, a non aver saputo intuire le debolezze e agire per rafforzare il rapporto, il dialogo, la tenerezza. I ricordi del suo profumo, del suo modo di muoversi, dell’inadeguatezza dei suoi comportamenti (senza rimedio quell’arrivare sempre in ritardo), servono ben poco per cercare un chiarimento (surreale, impossibile). Dunque, tutto è accaduto perché doveva accadere. Lentamente lei, donna ferita, ma ansiosa di trovare un nuovo orizzonte ricostruttivo (“uno straccio di sopravvivenza”), comincia a ipotizzare, desiderare, un’uscita dall’autocommiserazione: “… il mio nuovo voto/ ritornare a possedere il cielo”. I versi sono puliti, il ritmo è coerente alla discontinuità del sentimento, la lingua è libera da controsensi, spesso la linearità si esprime in versi più lunghi degli altri. La scrittura è asimmetrica, ma coerente agli scompensi da ricomporre. Riparte la sua “rivoluzione” proprio con i versi, e se anche ci sono molti “nodi da slegare”, troverà “la parola che non ti appartiene e che mi salverà”. La salvezza è una nuova lingua, che indica il nuovo modo di intuire il proprio essere. (dalla prefazione di Ottavio Rossani)

In copertina: Ottavio Rossani

La donna del sogno - (particolare)

acrilico su tela, 2000 - cm. 50 x 70

 

Valentina Casadei è una sceneggiatrice, autrice e regista italiana. Diplomata in storia del cinema al Dams di Bologna e in sceneggiatura all’Eicar di Parigi, ha scritto e diretto due cortometraggi, "Giusto il Tempo per una Sigaretta” (Italia, 2020). e “Ronde Nocturne” (Francia, 2024). Sue poesie e racconti brevi sono apparsi su varie riviste letterarie italiane cartacee e online. Ha pubblicato cinque raccolte di poesie: "Tormento Fragile" (Bertoni, 2018), "Il Passo dell'Inerzia" (SaMa, 2020), "Uno Più Uno Fa Uno" (Ensemble, 2020) e in Francia, “Plainte Contre A”(Maintien de la Reine, 2023) e “Habiter la Blessure” (Éditions du Cygne, 2023). Ha vinto diversi premi, tra cui il Premio Carver nel 2022. Attualmente insegna sceneggiatura all’Eicar, è lettrice di sceneggiature per il CNC e sta sviluppando il suo primo lungometraggio, “L’Enfant Seul”, iniziato all’Atelier Scénario della Fémis di Parigi. “Abitare la ferita” è la sua sesta raccolta. Queste poesie non sono altro che un piccolo tentativo di rinascere dalle ceneri. Quando lo strappo di una rottura guasta, sboccia un sorprendente bisogno di riparazione e ricostruzione, che spesso comincia dal potere salvifico che risiede nella condivisione: di questi testi, per esempio.

Info

Collana Fuochi diretta da Ottavio Rossani

https://collanafuochidirettadaottaviorossani.blogspot.com/

Abitare la ferita di Valentina Casadei

https://iqdbcasaeditrice.blogspot.com/2024/02/abitare-la-ferita-di-valentina-casadei.html

Valentina Casadei​

Scénariste / Réalisatrice / Auteure

www.valentinacasadei.com


lunedì 11 marzo 2024

Il collezionista di paure di Goran Vojnović (Forum)

Un libro di rara potenza, una confessione onesta fino a farsi spietata, mai scabrosa; quasi un manuale di analisi psicanalitica dei sopravvissuti alla disgregazione della ex Jugoslavia. Come se tutti i nodi tornassero al pettine: tematiche, amori e tremori, sevdalinke e Bjelo Dugme, basket, calcio e politica, dolorosa non appartenenza e la fine di un grande Stato. L’autore di questa raccolta di riflessioni torna all’infanzia, alla lingua di allora che non ha un nome, di cui è l’unico parlante e nella quale si identifica, come si identifica in una terra anch’essa senza nome.






Il tempo dei morti. Mistero di voci Alessandro Carrera (Moretti & Vitali)

 "Il tempo dei morti" è un testo unico nel panorama della poesia italiana contemporanea. Nato per incorporazioni di frammenti, scene e visioni, ha infine assunto la forma di un poema drammatico unitario, diviso in quattordici scene e animato da otto personaggi o “voci”. La storia trova le sue radici in un tempo e un luogo precisi: siamo nella campagna del lodigiano, in un arco di tempo che va dagli anni trenta alla fine della guerra, e dagli anni cinquanta fino al termine del secolo. La vicenda iniziale è quella di due ragazzi rimasti orfani, del trauma che uno di loro subisce quando viene assurdamente accusato di essere responsabile della morte del fratello minore, e dell’effetto esteso nel tempo che questo trauma provocherà nella vita del ragazzo e alla sua famiglia quando sarà cresciuto. Ma non è una storia che si possa raccontare in forma lineare, perché il tempo in cui si svolge non è il tempo dei vivi, è il tempo dei morti, dove non c’è differenza tra passato e futuro. Il volume è arricchito da una illuminante prefazione di Franco Nasi e da una intensa conversazione dell’autore con Andrea Bajani che tocca non solo la composizione del "Tempo dei morti" ma l’intera, molteplice produzione di Alessandro Carrera. Prefazione di Franco Nasi. Con una conversazione con l’autore di Andrea Bajani.




domenica 10 marzo 2024

Son tornate le volpi. Come muore la nostra civiltà di Ferdinando Camon (Apogeo editore)

Questo è il terzo libro di poesie di Ferdinando Camon, dopo "Liberare l'animale", premio Viareggio, e "Dal silenzio delle campagne", entrambi pubblicati da Garzanti nel 1973 e nel 1998. "Son tornate le volpi" è un libro sulla paura. Un Occidente muto che è preda della paura. Viviamo in una storia che fa paura. Andiamo a dormire, e troviamo uno sconosciuto che dorme nel nostro letto. Ci muore una figlia e la seppelliamo, e dopo due giorni rubano la sua fotografia dalla tomba, per metterla sul passaporto delle loro bambine prostitute. Per paura gli uomini si barricano in casa. Blindano la porta che dà sulla strada, ma adesso blindano anche la porta della stanza da letto. Dormono come dentro una cassa di sicurezza. La paura solleva un sentimento di difesa verso chi fa paura, ma guardando da vicino i nuovi arrivati l'autodifesa viene spazzata via dalla pietà, come in "Negro alla posta", dove l'autore osserva un immigrato dall'Africa profonda fermo davanti alla buca delle lettere, nella quale non osa far cadere il suo plico, perché non capisce come un francobollo colorato possa portare quel plico all'Equatore.




Cesare Pavese - vita, pensiero e opere