A CURA DI STEFANO DONNO VICE PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO

A CURA DI STEFANO DONNO VICE PRESIDENTE DELLA CASA DELLA POESIA DI COMO

domenica 10 marzo 2024

sabato 9 marzo 2024

Pianura pagana di Paolo Grugni (Laurana Editore)

 "Pianura pagana è una raccolta di poesie piena di tutto: piena, strapiena, straripante di vita. È vita senza argini, potremmo dire, vita nuda, senza difese; o vita i cui unici argini, i cui unici margini diventano proprio quelli offerti dal verso poetico e dalla sua durata, dal suo respiro e dalle sue regole – e cioè, nella sostanza, dalle sue capacità trasfigurative. Fortissima l’impressione di trovarci di fronte, qui, davvero, a qualcosa di poco meno di un diario in presa diretta: di un diario che, seppur attraverso la poesia, registra tout court una vita – nel suo progressivo svolgersi, nel suo darsi, nel suo esserci, nel suo dipanarsi e nel suo aprirsi come altrettanto nel suo contrario, nel suo imbrogliarsi, nei suoi inciampi, nelle sue cadute." (dalla prefazione di Niccolò Nisivoccia)




Fra le pieghe del rosso di Marcello Buttazzo (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

 “Questi versi son quelli d’un uomo innamorato che sa che al più gli è dato di guardare la donna di giorno e sognarla di notte, trasformando poi le pulsioni in liriche. Da par suo. Questo nuovo libro (dalla prima all’ultima “tessera”) è, dunque, un unico inno di Marcello all’amore. Al suo amore. All’amore di sempre. All’amore per la poesia. All’amore per la donna. All’ultima donna. (Vito Antonio Conte)


“La penna di Buttazzo è loquace nei confronti dell’anima e dei suoi palpiti, passa a setaccio l’effervescenza dei fremiti infiniti che percorrono la schiena dell’autore. L’amore è “l’unico possibile scenario aperto sul sogno”, quell’amore di cui il poeta non si accontenta di viverne le stagioni acerbe ma desidera indagare il rosso, anzi, le pieghe del rosso: “scovare il corso del sangue, l’ardimento temerario, il fermento delle stelle”. (Chiara Evangelista)

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venerdì 8 marzo 2024

Le campane di Silvia Bre (Einaudi)

 Nella vita – dice una poesia di questa raccolta – siamo attirati da distanze che ci chiamano, che non vediamo e non conosciamo, come da un suono di campane lontane. È un suono remoto, misterioso, un battito originario, nei cui rintocchi la parola poetica nasce e ritorna, ogni volta, per dissolversi. Nelle campane – nella poesia – Silvia Bre cerca di cogliere ritmi che scorrono sotterranei alla vita ma che della vita, non solo individuale, sono la linfa nascosta. A volte è necessario un salto mortale, della percezione e della grammatica. Ma piú spesso questa lingua poetica si affina per concentrazione, per elisione, per cancellazione di tutto ciò che è superfluo, nella tensione verso l'origine delle cose, nell'attenzione per i nessi che le legano, per l'attimo di senso quando si dilata e sembra eterno. Le campane non possono non avere anche un aspetto mortuario, commemorativo. E infatti, verso la fine della raccolta, le note assumono un tono quasi cimiteriale e il lessico si infoltisce di «polvere», di «scheletri», di «tenebre». Come se la vibrazione delle campane precedesse e oltrepassasse il rintocco della vita, e rivelasse infine un mistero siderale, l'annuncio di una «lingua celeste dello sparire».




Bianca di Barbara Giuliani (Neo Edizioni)

 Fare la spesa al carrefour passeggiando con una tigre mentre il mondo attorno diventa incendiario, firmare una polizza vita per sentire di possederla questa vita, cercare "una malattia stabile nel tempo" come meta di una relazione, e come coppia essere "la spesa del sabato mattina, con i figli a scuola e gli uffici chiusi". Le pagine di Bianca sono attraversate da una specie di elettricità, un campo magnetico dove la quotidianità assume una forma nuova, tutta sua, che affascina e smarrisce per il nitore e l'intensità che ha. Queste di Barbara Giuliani non sono poesie ma piccole esplosioni tascabili. Deflagrano nella scrittura, nelle parole, e la sua voce è così intrisa di presente che sembra arrivare da un futuro prossimo in filodiffusione. Postfazione di Lorenzo Kruger.




giovedì 7 marzo 2024

Planetario e altre osservazioni di Andrea Gibellini (Marcos Y Marcos)

 «La materia è dentro: un lungo canale

scuro tra erbe imbevute della sera,
nelle acque scritte nella notte, ruscello del sentire.»


Lo stile di questa raccolta è molto chiaro, si potrebbe quasi parlare di prosa poetica. Che non a caso, riflette prima di tutto su questa domanda: dove va la poesia? Qual è il suo territorio, quale il nostro rapporto con le immagini, come possiamo entrarvi, quanto la possiamo condividere? Questo il primo tema di Planetario. Ciò che l'uomo costruisce fuori e dentro la natura, assieme e contro la natura, in sintonia quasi musicale con essa, oppure in totale disarmonia. Questo il secondo tema. Quali le grandi paure di noi uomini e donne, quali i ripari, quali i rimedi? Il terzo grande filone attorno a cui ruotano queste poesie.



mercoledì 6 marzo 2024

Sempre mondo di Massimo Gezzi (Marcos Y Marcos)

 Siamo ricchi papà? O siamo poveri? Come si può vivere in mezzo a gente che non ascolta neppure il tuo nome? Tornerà, mamma? È più scuola o galera, secondo lei, questa qui? A ogni poesia, nuove domande. Uno scavo incessante nella relazione fra un padre e una figlia, fra un insegnante e i suoi allievi, fra la gente del mondo e quanto può attendersi, sognare. E insieme, una riflessione profonda sulla circolarità della vita, sulla connessione misteriosa fra spazio, tempo, cose.



martedì 5 marzo 2024

Non scusarti per quel che hai fatto. Testo arabo a fronte di Mahmud Darwish (Crocetti)

 Mahmud Darwish nasce nel 1941 ad al-Birwa, nell’alta Galilea. Con l’espulsione di massa dei palestinesi, e la costituzione dello stato di Israele (1948), il suo villaggio viene distrutto. La sua famiglia si rifugia in Libano e rientra clandestinamente in Palestina dopo un anno. Da allora Darwish vive nella condizione di profugo e “clandestino” nella sua stessa terra governata da Israele. Per il suo attivismo politico è più volte incarcerato e condannato agli arresti domiciliari. La sua vita è segnata dall’esperienza dell’esilio in Europa e, nel mondo arabo, in Egitto, in Libano e a Tunisi al seguito dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, del cui consiglio esecutivo fa parte dal 1987 al 1993. Dopo gli accordi di Oslo (1993) rientra nella sua terra e vive tra Ramallah, in Cisgiordania, e Amman, in Giordania. Spesso definito “il poeta nazionale della Palestina”, Mahmud Darwish si dichiarava “cantore universale dell’amore e della libertà”. I suoi versi, conosciuti e amati in tutto il mondo arabo, in ogni contesto sociale, sono stati musicati da alcuni tra i maggiori compositori arabi. Le sue opere sono state tradotte in più di venti lingue e in tutto il mondo gli sono stati assegnati numerosi premi. Quando Mahmud Darwish muore dopo un’operazione al cuore a Houston (Texas), il 9 agosto 2008, l’Autorità Palestinese proclama tre giorni di lutto nazionale. Ai funerali di stato, a Ramallah, partecipano decine di migliaia di persone.




lunedì 4 marzo 2024

Des voix enrobées de silence di Amedeo Anelli (Editions Du Cygne)

 Des voix enrobées de silence... un titre sous lequel ont été réunis deux recueils : l’un intitulé Motets, l’autre, Pour voix seule, dédié à l’actrice Lorena Nocera, les deux ouvrages offrants une profonde unité parcourue de voix mais aussi de silence. Si toute la poésie d’Anelli est fondée sur la philosophie qui l’habite, en particulier la phénoménologie, la musique polyphonique, toujours présente et chère à l’auteur, devient ici l’expression même des multiples aspects que peut revêtir une même entité. Entre brume et lumière, le poète-philosophe nous invite à voir, à entendre de manière active afin de comprendre le monde, toute perception étant source d’enrichissement et principe fondamental de la vie.

 

fouettés par le vent et la pluie battante de l’orage

les arbres se balancent entre ciel et terre

solidement ancrés dans leurs racines, absorbés par la lumière jusqu’à disparaître

ainsi en est-il de nous si notre corps nous guide et l’esprit

se nourrit d’espace-temps multiples, de différences

dans une multitude d’horizons de sens et de sensibilités

tandis qu’autour de nous

tombe l’obscurité.






domenica 3 marzo 2024

Camera sul vuoto di Bruno Galluccio (Einaudi)

 La fisica e la poesia moderne battono strade convergenti intorno a logiche altre, indipendenti dai principî di non contraddizione, di causa-effetto, dai criteri di identità del soggetto e cosí via. In questa sua nuova raccolta (particolarmente felice sia per la struttura sia per gli esiti delle singole poesie) Bruno Galluccio parte proprio dalla fisica quantistica e dalla piú aggiornata cosmologia. La prima sezione del libro è per l'appunto un esempio di poesia gnomica in cui, in versi quasi prosastici, vengono riassunti alcuni principî scientifici di base. La poesia all'inizio della seconda sezione segna un brusco cambiamento: dal mondo fisico della cosmologia si apre uno scenario in cui appare l'essere umano e poi, a ritroso, il formarsi delle prime cellule complesse, la sintesi dell'acqua che rese possibile la vita, l'originaria rottura di simmetria nell'universo, l'emergere del tempo... Nelle poesie seguenti l'uomo torna al centro e il linguaggio poetico diventa lirico e denso, ma ormai, dopo il «corso propedeutico», il lettore ha capito che non c'è centro e non c'è periferia, che lo spazio-tempo è una creazione in fieri anche per la mente umana, che viviamo, per esempio nel dormiveglia, in universi paralleli o sovrapposti. Macrocosmo e microcosmo sembrano obbedire alle stesse leggi, in parte tutt'oggi misteriose




sabato 2 marzo 2024

"Antologia della poesia sudamericana d’oggi” - Cura e traduzione di Emilio Coco, Di Felice Edizioni a Como da The Art Company

La Casa della Poesia di Como , The Art Company  - Como, I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, organizzano  MERCOLEDì 6 MARZO ore 18 presso The Art Company, Via Borgovico 163 (cortile interno) a Como, la presentazione del volume "Antologia della poesia sudamericana d’oggi” a cura e traduzione di Emilio Coco, Di Felice Edizioni, 2022. Intervengono Emilio Coco, traduttore e curatore dell’antologia, Vincenzo Guarracino, critico letterario e poeta, Valeria Di Felice, editrice, Mirna Ortiz Lopez e Jalisco Pineda Vázquez, poetesse e Laura Garavaglia, presidente de La Casa della Poesia di Como ODV.

Questa antologia è nata principalmente dal desiderio di dare una visione il più completa possibile della poesia che si sta scrivendo nei diciannove paesi che costituiscono quell'unità linguistica e letteraria che è l'America di lingua spagnola, senza trascurare, come è avvenuto in altri lavori, la vastissima area di lingua portoghese che è il Brasile, perché sarebbe oltremodo ingiusto e riduttivo parlare di poesia latinoamericana, ignorando quella di un paese che ha dato i natali a scrittori come Carlos Drummond de Andrade, Murilo Mendes, Vinícius de Moraes, Lêdo Ivo, João Cabral de Melo Neto, Oswald e Mário de Andrade. In questo mio lavoro ho cercato di dar conto delle continuità, dei frutti maturi, delle assimilazioni, dello spirito contestatore, dell'inserimento dei poeti nei loro tempi. Il percorso poetico proposto si svolge nell'arco di circa sessant'anni se si tiene presente la data di nascita di Ida Vitale (1923) che lo apre e quella di Javier Alvarado (1982) che lo chiude. - Dall'introduzione di Emilio Coco

In copertina - José Ferraz de Almeida Júnior, Moça com livro, senza data (olio su tela, 50×61 cm), Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand, Brasile. Credits line: Doação Guilherme Guinle, 1947 Photography credits: João Musa

Info link

La Casa della Poesia di Como

https://www.lacasadellapoesiadicomo.com/

The Art Company

https://www.theartcompanycomo.it/

I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

https://iqdbcasaeditrice.blogspot.com/



 

venerdì 1 marzo 2024

Il compleanno e altre opere di Florinda Fusco (ArgoLibri)

 «Questo è il mio corpo/cucilo senza/memoria». I versi di Florinda Fusco sono emersioni, nel senso anche di "emergenza", da un poiein in crisi, insorgenze dal vuoto spazio della pagina, come un silenzio che "dice", riempito di sangue e carne, perché espressione di un farsi poetico corporeo e sensoriale femminile. I sensi appaiono potenziati dalla tensione poetica: il corpo, seppur frantumato e sezionato, come per le mistiche della tradizione (ampiamente studiate dall'autrice), sembra giungere dove la parola non può arrivare; scisso, ancorato al terreno umico con piedi, mani, pelle e ossa, ma costantemente attratto dalla visione, dall'estasi, dalla pulsione, abstractio mentis che sempre lascia segni sul corpo, ferite versali di una sofferenza lacerante incistata nel corpo. La parola perde così il suo tenore analogico e diviene "corpo" per se stessa, corpo politico, spettrale e dinamico, come snodo della tensione, come derma della relazione abissale tra vita e morte, tra necessità del dire e afasia: corpo scrivente, sessuato, iper-esposto, benché usato, come ha scritto Biagio Cepollaro, «per un'esperienza che di corporeo non ha più nulla». Una ricerca poetica che affonda nel pre-verbale, verso l'oltre della parola, per cui le immagini e i suoni sembrano giungere da un luogo lontanissimo, «da una profonda instabilità semantica, da dove si ricomincia a parlare, a nominare», ha scritto Giuliano Mesa. Una poesia radicale, intesa come interrogazione al mondo che non può avvalersi di vecchie risposte, di vecchie domande - e che domanda ancora, "di nuovo", protendendosi «verso la precoscienza del genere, prima del gender ma anche oltre il gender, scavalcato per estremizzazione sensoriale e auto-percettiva, tra residui di coscienza politica e lacerti di memoria autobiografica», come precisa Margherita Ganeri. Interlocutrici fondamentali dell'autrice sono Simone Weil e Hannah Arendt, tra quelli più propriamente poetici Amelia Rosselli, Edoardo Cacciatore ( attraversati a lungo dall'autrice nei suoi studi e nella produzione saggistica) e Alejandra Pizarnik. Nel libro, oltre all'inedito Il Compleanno, è contenuta la trilogia Tre opere (Linee, Il libro delle madonne scure, La Signora con l'ermellino) che ha reso Florinda Fusco una delle voci più innovative e radicali della poesia italiana del nuovo millennio.





mercoledì 28 febbraio 2024

Daniela Fontana, Misticamente al ventre sospesa, Edita Casa Editrice & Libraria

 "Misticamente al ventre sospesa" come lo è ogni parola che va a comporre un verso e, infine, una poesia. Perché Poesia è lei stessa misticismo, imperscrutabilità illuminante. E questa silloge si sviluppa appunto come un rosario da sgranare. Dieci poemetti, ognuno composto da un diverso numero di stanze che si susseguono a ritmo incalzante. Brevi flash, l’esigenza della sintesi, un lavoro accurato per eliminare, quanto più possibile, orpelli, inutili articoli, pleonastiche punteggiature. Dieci poemetti, ognuno dei quali è ispirato a un tema portante: la natura e l’urbanistica, che si intersecano splendidamente agli stati d’animo, gli epiloghi, il sogno e l’attesa, il virus che ha rivoluzionato intere esistenze, le assenze, la memoria, le “beate solitudini”, i salti nel buio e i blocchi indesiderati ma necessari e infine la parola che accende anche i silenzi, il cui potere spalanca porte e taumaturgicamente cura."




martedì 27 febbraio 2024

Come sempre. Scelta di poesie 1992-2022 di Paolo Febbraro (Elliot)

 La stanza si accontenta nel suo intero finché poroso e incauto non vi entro; col corridoio coabita il mio amore se lo sciame di mia moglie ne fa un centro. Sugli scaffali i libri promettono elargizione d’inganni. I ripiani parlano non appena mi distraggo o non appena l’ho fatto da anni. Risplendono, sonnecchiando, le usanze. Se le rispetti le porte non sono che un lungo custodirsi di aperture: l’ombra dei mobili diventa corona. Nell’intimo spiegarsi delle nature Orfeo e Euridice sono la stessa persona.




lunedì 26 febbraio 2024

Materassi sul Danubio (mezzi sonetti) di Zalán Tibor edito da I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

Traduzione dalla versione in inglese di Laura Garavaglia nella collana dalla stessa diretta “Altri Incontri” - Le opere che illustrano la raccolta di versi sono di Paola Scialpi, collezione 0.15

Zalán Tibor è un poeta, traduttore e critico letterario ungherese, classe 1954. Ha ricoperto diversi incarichi accademici di grande prestigio. È considerato tra maggiori i poeti ungheresi contemporanei, puntualmente ospite di prestigiosi festival internazionali della Poesia. I suoi versi sono caratterizzati da una forte sensibilità lirica, da un uso sapiente della lingua e da una profonda riflessione sul mondo e sulla complessa condizione umana. Le sue poesie sono, nella maggior parte della ricchissima produzione editoriale del Nostro, intense e drammatiche, ma non mancano suggestioni e immagini delicate come i tenui barbagli di un tramonto. Questo autore, con la sua produzione varia e differenziata (sia perché profusa in ambito poetico sia perché attiva financo a livello performativo e teatrale) ha contribuito, in modo significativo, alla crescita della letteratura ungherese e mondiale. I suoi versi sono stati tradotti in numerose lingue, e hanno contribuito a far conoscere la letteratura ungherese al pubblico di diverse latitudini. Zalán Tibor è un poeta che merita di essere letto e apprezzato da un pubblico sempre più ampio. Operazione che grazie al supporto, cura e traduzione di Laura Garavaglia (Presidente della Casa della Poesia di Como, del Festival Europa in versi, curatrice della collana Altri Incontri e poetessa) è stato possibile ora attraverso i Quaderni del Bardo, far conoscere al pubblico italiano. (Stefano Donno)

 

Ucraina

Non mi preoccupo di ciò che accade nel mondo

ma i russi hanno attaccato l'Ucraina e questo

sta riempiendo di ansia Hallgat e anche te.

Ha visto pietre sanguinanti nel suo sogno

Di recente ha letto molto sul sogno

Morire - addormentarsi - e dormire Cerca di di evitare

Di sognare I sogni di mia madre sono puttane dice lei

Puttane che raccontano i sogni di mia madre Lei cerca di dormire

Cerca di dormire Cerca di addormentarsi Cerca di morire

La gente non è abituata a leggere questo di pomeriggio

In molti sogni lei scrive su pietre e tagli sanguinanti

Chiusa nel suo silenzio È in ansia per tutto

I russi hanno attaccato l'Ucraina Sta avvenendo

Il mondo non se ne occupa mormora Ansia

 

Info link

https://iqdbcasaeditrice.blogspot.com/2024/02/materassi-sul-danubio-mezzi-sonetti-di.html


GRANATA by Kristy Bowen | Poetry Book Trailer

domenica 25 febbraio 2024

Requiem per gli ulivi di Giuseppe Semeraro (AnimaMundi)

 "Requiem per gli ulivi" è un viaggio poetico dentro un dolore indicibile, il dolore di chi è cresciuto in un ambiente, in un paesaggio e in un immaginario che lentamente scompare. Il centro di questi testi è l’albero d’ulivo martoriato dalla xylella ma da questo centro drammatico i testi si muovono in un orizzonte più ampio con tutte le implicazioni, umane, politiche, sociali fino alla pura osservazione di questa tragedia che fa da specchio a tutti i cambiamenti climatici che abbiamo sotto gli occhi. Se l’ulivo è il centro di queste parole non mancano i diversi punti di osservazione e di conseguenza anche lo stile che passa dal lirico, al civile, al grottesco fino al monologo teatrale senza tacere un silenzioso grido di speranza che trasforma la caduta in rinascita.




sabato 24 febbraio 2024

Alla radice impura di Stanislao Donadio (Apollo)

 "Cerchiamo di vedere insieme com'è strutturato questo libro, la sua morfologia. In quale forma e ordine il poeta ci consegna il suo mondo che, come già detto, non è un insieme di parole ma Vita, Vita come ferita nell'inesistenza, per dirla con Ritsos. La raccolta è suddivisa in quattro sezioni, ognuna delle quali ha un titolo: Alla radice impura, La quadratura del cerchio, Il potere delle ciliegie, Il tessitore delle anguille. La prima sezione dà il titolo all'intera raccolta. L'ordine delle sezioni è quello cronologico; infatti, le poesie coprono il periodo 2012-2015. L'intero corpus si compone di 222 poesie, pari a 3994 versi. La prima sezione, quella relativa al 2012, si compone di 49 poesie e 749 versi; la seconda di 56 poesie e 953 versi; la terza di 61 e 1151 versi; l'ultima di 56 componimenti e 1141 versi. Non vi sono significative differenze tra gli anni; la produzione del Nostro non ha registrato particolari momenti legati al suo fare poesia. Al di là della motivazione cronologica, non mi pare di intravederne altre, quali il genere, il registro, o stilistica. Temi vari con la versificazione tipica del poeta si riscontrano in tutte le sezioni. Se qualcosa di diverso è da segnalare è una certa difformità nel linguaggio, del codice espressivo, utilizzato nella prima sezione rispetto alle altre tre. La scrittura è più quieta, più sobria e accessibile, mentre è sempre più ostica e tormentata nelle altre, più surreali le immagini poetiche fino a vertici di paradossi fulminanti, di visioni oniriche, che rappresentano la peculiarità della poetica di Stanislao Donadio. Il suo personale modo di abitare la poesia. Pur essendo una raccolta che si riferisce a un periodo breve, non è legata a una stagione della propria vita, o rappresentativa di eventi indicativi o significatici del vissuto del poeta. Così almeno a me appare. Per i tanti temi trattati, dai ricordi giovanili e adolescenziali alla maturità, dalle aspirazioni politiche alle subentrate delusioni, dalla complessiva visione filosofica dell'esistenza all'attenzione ai testi sacri, mi pare che si debba parlare di composizioni che ben rappresentano l'essenza dell'uomo, che trova nella poesia, e nelle virtù della parola, un eloquente risultato e valore, un appagamento, sia pure di disperata speranza, di serena inquietudine. La raccolta si chiude con una poesia dal timbro robusto, «Poesia dell'altra vita», uno sguardo non più a questi giorni ma a quelli dove il vento più non tira e se c'è la pioggia è pioggia che non dura. Non so se è stata una scelta consapevole del poeta nel porre a conclusione di questo libro una poesia di grande impatto emotivo, come si faceva un tempo con i canzonieri, di certo è un suggello forte, che lascia nel lettore una immagine luminosa quanto proiettata Nell'altra vita." (dalla prefazione di Giovanni Pistoia)




venerdì 23 febbraio 2024

il poeta Marcello Buttazzo OGGI 23 febbraio a Guagnano con la sua ultima raccolta di versi

Comune di Guagnano – Assessorato alla Cultura, Biblioteca del Negroamaro e delle Terre d’Arneo, Città che legge, Imago  presentano il nuovo libro di poesie “E se nel giallo ti vedrò” di Marcello Buttazzo per la Rassegna Raccogliere Voci, Storie Esperienze (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) OGGI Venerdì 23 febbraio 2024 alle ore 17,30 presso la Biblioteca del Negroamaro e delle Terre d’Arneo in via Pio XII, n18 a Guagnano (Lecce)

Dialogheranno con l'autore: Simona Colletta, e l'editore Stefano Donno. Reading a cura di Angela Rubino

 

Si tratta di una raccolta di versi singolare, visti i disvalori pervasivi della nostra contemporaneità, che guarda all'amore per la Vita, agli ultimi, alle tragedie della guerra (Marcello Buttazzo dedica infatti una poesia della raccolta all'Ucraina che piange).

 

“Così è la poesia di Marcello Buttazzo. Nei suoi versi ho (da sempre, vieppiù in quelli di quest’ultima silloge) notato (da lettore onnivoro appassionato di poesia) l’affermarsi di due fondamentali aneliti: la ricerca (quasi disperata) d’un amore totalizzante d’antica matrice campaniana (l’esergo che omaggia Dino Campana è sintomatico) che fa pensare alla donna-Chimera e il perfezionamento d’un versificare puro (frutto edono d’una bambina semplicità di vita capace d’una sensibilità profonda). Ho avuto già modo di dire e scrivere della mia considerazione per la poesia di Marcello Buttazzo, qui richiamo l’incipit, affermando l’universalità delle sue liriche e aggiungo che, oltre ai tratti salienti che le connotano (ossia slancio sentimentale – carnale e spirituale – verso la donna musa, empatia con gli ultimi della terra, amore per la natura, ricerca mai doma del dialogo con l’altro da sé), la novità è nell’introduzione decisa del tema della morte e del suo mistero. Si tratta di versi resi col solito impasto di sillabe, neologismi e stilemi e predicati cari all’Autore (che possiede un suo personalissimo ricco vocabolario – quasi un esperanto) declinati e coniugati febbrilmente sì da evocare immagini tetre o coloratissime (a cristallizzare i suoi stati emozionali) in uno all’effetto musicale provocato dalle assonanze dissonanze e allitterazioni (mai utilizzate sterilmente). Marcello Buttazzo canta, a volte ossessivamente attraverso la reiterazione di lemmi e situazioni, la vita (la sua e quella d’intorno) rendendola in versi frementi sino alla vertigine. L’esito (rinvenibile specialmente dalla lettura a voce alta di questi versi) è quello d’un intreccio polisonoro e policromatico che consente di entrare nel mondo poetico di Marcello Buttazzo. Parafrasando il titolo della silloge, chi entrerà nel giallo non solo vedrà ma altresì sentirà interamente la sfera incantata e lacerata del poeta, il suo senso della morte e della sua gioia invincibile. (Vito Antonio Conte)

 

Questo libro di Marcello Buttazzo offre un panorama lirico di grande intensità e sicura grandezza. Il lirismo è una scelta ed è anche un destino convinti, che il poeta salentino offre, soffre e persegue con una profondità degna veramente di nota. Il libro in apparenza pare seguire una sua scia personalizzata di colori, i quali hanno caratterizzato e dato forma a due precedenti suoi testi; in realtà si stacca abbastanza nettamente da questi ultimi pur mantenendo una liricità diffusa che è, come dicevo dianzi, la cifra forse più ampiamente riconosciuta del suo fare poesia. O perlomeno la cifra più connotativa e intensamente inseguita in una stagione nella quale, almeno in Italia, pare dominare un certo antilirismo. Perché questo iato, rispetto ai due libri precedenti; ove si trova? In fondo la poesia di Marcello Buttazzo è e resta una lirica d’amore nel senso più ampio di questo termine a sua volta così ampio e il presente libro non si sottrae certamente a ciò. Ma, sullo sfondo, si agita una certa disperazione, o forse lacerazione, un’ansietà diffusa che non sembra trovare vera pace, che non si placa. Riguarda il destino del poeta e del mondo. «E se nel giallo/ ti vedrò/ sarà per tenere/ acceso il sole./ Ambra/ e sconquasso minerale/ ambra/ ed effluvi di vento/ nei tuoi capelli scompigliati./ E quel raggio di luna/ che ieri ho scorto rotonda come le tue gambe di giunco./ E se nel giallo/ti vedrò/ sarà per stringere/ il fiore del tuo grano. (…)/ E se t’incontrerò/sarà per lumeggiare/ la notte,/ per seguire la scia/ della tua stella/ che mi guida/ anche nello scuro/ ancora,/ ancora/ ancora». (Roberto Dall’Olio)

 

L’Ucraina piange di Marcello Buttazzo

 

Alla ricerca d’un Dio,

 

gli arti mutilati d’un bambino

 

l’insania feroce d’una guerra

 

pianificata dai potenti della terra.

 

Alla ricerca d’un Dio possibile

 

della misericordia,

 

uomini umiliati sporcati

 

dalla ferina mano

 

di altri uomini.

 

Un cielo immenso

 

piange

 

tutte le macerie del mondo.

 

E un angelo dell’impossibile

 

indora di grano, di pane cereale

 

i banchetti clandestini

 

dei fuggiaschi

 

nelle cantine, nei sotterranei.

 

Alla ricerca spasmodica

 

d’una altra sorte,

 

finalmente popoli rinsaviti

 

che ripudiano ferro e fuoco

 

e piantano alberi piccini.

 

Alla ricerca d’un Dio,

 

si leverà alto

 

il grido degli ultimi,

 

come un ammonimento,

 

come un monito.

 

Il cantico della vita.

 

Info link

https://iqdbcasaeditrice.blogspot.com/2023/04/e-se-nel-giallo-ti-vedro-di-marcello.html




Chiara Domeniconi, Mani in extasy. In mendacio veritatis. In errore legis, SBS Edizioni

In questo libro il caos prende forma. Si leva la polvere e restano pensieri sciolti e liberi. Seguono il percorso dell’autrice. Un passato di disturbi alimentari gravissimi, tra ricoveri volontari e coatti. Un presente da combattente, impegnata anche nelle scuole, nel sostegno di chi soffre di DCA e nella propagazione del messaggio. La provocazione delle mani viste come Dio e dell’annullamento della speranza, del desiderio e della preghiera dove resta solo l’estasi del fare. Costruzione e distruzione, squilibrio ed equilibrio, peccato e santità si mischiano e confondono nel forte messaggio vitale di osare, osare sempre e osannare la vita che comprende anche la morte, il dolore. Mani. Mani che fanno. Fare. Vivere. Essere uomini, santi e peccatori a trecentosessanta gradi. Che sia in cielo o in terra.



giovedì 22 febbraio 2024

Francesca Del Moro, Ex madre (Arcipelago Itaca)

 "Ex madre, una definizione di sé ferocemente stigmatizzata da un'ufficialità burocratica spersonalizzante. Con valore privativo. Indica che la condizione o funzione espressa dal sostantivo stesso è ormai decaduta o cessata. Il titolo è il luogo del piccolo, immane, orrore privativo. Il complemento latino di moto da luogo si esprime con ex + ablativo; ex matre, con piccola lenizione della dentale che da sorda si fa sonora, diventa ex madre. La madre è il luogo del lutto. È da un luogo postumo, da una condizione postuma, che scaturisce questa poesia. Ex madre, perdita del sé più viscerale, perdita dell'identità più radicata nel corpo. Il corpo diventa un guscio svuotato che si confonde con la polvere della terra e aspira al pulviscolo divino. Non dal distacco che si fa stile sublime ma da un'identificazione totale, l'orfanità della madre, col figlio morto, che si fa stile umile, classicamente opposto allo stile sublime. Humilis, della terra, dalla terra, humus. Spesso in questi versi si parla di "occhi rotti", di uno sguardo fisso a terra. Il corpo di chi scrive vi giace, un corpo rotto che cade nella scrittura. La poesia è un corpo sostitutivo, di parole, un corpo ricucito dalla scrittura di una mano estranea, alienata a sé, il corpo in balìa del dolore infinito." (dalla prefazione di Rosaria Lo Russo)



martedì 20 febbraio 2024

Lucrezia De Lellis, Incandescente, Eretica

 La poesia attraversa la distanza tra significati e significanti. Ha il compito di dissolvere, dal participio passato latino dis-solutus: disfare, separando e disordinando le parti che compongono un tutto o mandando questo in frantumi. Le metafore, incandescenti, infuocate, ripristinano più veri e più lucenti i legami tra le parole, e delle parole con il nostro personale vissuto. Essa germoglia tra le macerie dell'anima dopo che, imprudente, si sporge a osservare la profondità del divario tra sé e il mondo. All'origine non vi è mai una pace interiore ma una vertigine di fronte al paradosso che fonda il senso.




lunedì 19 febbraio 2024

Nelle vene del mondo (poesie 2020 – 2022) di Donato Di Poce oggi lunedì 19 febbraio alla Biblioteca Ostinata di Milano

 Presentazione del volume “Nelle vene del mondo (poesie 2020 – 2022) di Donato Di Poce, lunedì 19 febbraio 2024 ore 18,00 presso la Biblioteca Ostinata, via Osti n.6 – Milano. Presentano il volume e dialogano con l’autore Laura Cantelmo e Antonella Prota Giurleo

Nella vasta bibliografia di Donato di Poce, ricca di raccolte poetiche, di aforismi e di saggi sull’Arte e sulla Letteratura, questo recente volume delinea, come si conviene a un’autoantologia, il ritratto dell’artista, evidenziando le predilezioni creative e di ricerca dell’Autore ed enucleando i principi di poetica elaborati lungo il suo percorso di scrittura e di esperienza umana.

L’arco di tempo copre una curva non indifferente: 2000-2022, partendo dai giovanili testi di argomento amoroso e giocosamente erotico, nei quali si intrecciano, fondendosi, la ricerca della parola e della verità del discorso poetico, che sono i principi di riferimento di questo Poeta. L’autenticità del linguaggio, a suo parere, deve di necessità evitare orfismi e parole innamorate-modalità ormai un po’ usurate che nei decenni precedenti avevano dominato la scena letteraria nel nostro paese, senza mai scomparire del tutto.

Rivelatori sono i primi versi del testo d’inizio, Orizzonte d’attesa: “Nell’orizzonte d’attesa/ restano le parole che non trovo/ mentre nella mia terra perdo il respiro/e schegge d’oscura passione/ dilegua il mio cuore/ e quel che taccio/ ha sempre il sapore dell’incanto”. L’apparizione di una figura sublimata di donna collega i testi alla tradizione allegorica medievale della lirica d’amore – “…Te nei borghi persa/ annidata nel cappottino rosa” – rappresentando l’indagine sul linguaggio e i meccanismi dell’ispirazione poetica: ”Se tu mi baci/ le ciglia della vita si aprono”.

Il pensiero viene sempre filtrato dalla corporeità e dalle emozioni, come nel poema L’origine du monde (2004), altro esplicito esempio di poesia erotica, dove il corpo è protagonista dei “miei esercizi d’amore”, mentre “nell’anima lievita la visione del corpo/ E io sono l’angelo d’amore/ Che raccoglie le gocce del piacere”. Echi della poesia medievale, ma persino del Cantico dei Cantici risuonano nei giochi d’amore, rappresentati con un realismo che allude, non a caso, al dedicatario del poemetto, il pittore francese Courbet, al suo realismo immune da ridondanti simbolismi. L’esplosione ludica del piacere si carica qui di un vitalismo che ben raffigura tutte le sfumature e le richieste del sogno, del desiderio e dei tormenti amorosi.

L’ambiguità tra la tematica dell’amore fisico e quella della fatica dell’espressione poetica – “desideri incompiuti” – riaffiora in modo più evidente ne Il gorgo dei desideri (2004):” Le poesie sono pietre posate sull’anima” afferma il Poeta nell’attesa, finché qualcosa si muove dentro di lui:” Ora sento, c’è la parola/non è ancora fatta lingua/” “E venne il giorno infine/…/ Dal cuore uscivano parole nuove/ ed io non sapevo parlare.”

Il principio oraziano “Ut pictura poesis”, fondamento della sua indagine linguistica e del realismo descrittivo, è frutto dell’intreccio dei suoi interessi pittorici e letterari. Eleggendolo a norma, il Poeta lo sceglie anche come titolo di una raccolta di ritratti di poete e di poeti, nella cui personalità artistica spesso lui stesso si rispecchia: “E non so spiegare/ Perché i tuoi segni/ Toccano le pareti della mia anima”, dice rivolgendosi a Mario Benedetti (Ut Pictura poesis, 2016).

Ė nell’aprirsi alla realtà esterna, alla memoria e al male del mondo che Di Poce approda a una fase di maturità e di consapevolezza civile sulle orme di P.P. Pasolini e di Enrico Mattei, come modelli di opposizione al potere: “Noi cercheremo/Quella verità che sgorga dal vero/E quella poesia che fa sognare/Un nuovo mondo e un nuovo futuro./ Noi combatteremo l’orgia dei poteri” (Lampi di verità, 2017).

Già nel poemetto sul dramma del Muro di Berlino, Lungo la East Side Gallery (2008/2009), alternando toni lirici ed epici, la narrazione ripercorreva con profonda commozione la storia di violenza e di dolore di “migliaia di spiriti liberi/…/ Durante il tentativo di fuga/ che non era una fuga/Ma un ritorno alla vita”. La denuncia della brutale divisione del cuore di una città come Berlino e della Germania stessa coinvolgeva tutti i muri eretti nel mondo come espressione di odio. A ciò si univa il pericolo della cancellazione della memoria o della sua banalizzazione nella volgarità dei souvenirs destinati a orde di” turisti chiassosi, irriverenti e indifferenti/ Che calpestano le tracce del muro/ E non sanno che i muri sono loro.”. Non stupirà che persino nell’aspirazione alla libertà il Poeta si esprima qui in termini erotici: “E cercherò come un seno da accarezzare/ I germogli di vita che crescono/ Ai bordi della Storia.”

La poetica si va poi consolidando, come già detto, grazie all’analisi di altri linguaggi – la Pittura e il Teatro: “Bisogna uscire dal Sé/Dal proprio buio/Dalla propria assenza”, recita un verso nella raccolta dedicata alla controversa personalità di Carmelo Bene, L’altro dire (2020). In un tempo di diffusa autoreferenzialità la ricerca di un “altro dire” significa: “Uscire dalle trappole del proprio genio/ Dalle trame del quotidiano/Scardinare le porte del proprio buio/…/ E camminare sul mare del proprio vuoto.” per approdare a un’ aperta speranza: “Cercare un altro dire/Oltre le rovine del tempo/Dove c’è un tempo nuovo da vivere/…/Io l’ho visto nascere/…/Negli occhi stellati dei bambini/…/C’è stato il tempo degli eroi/…/Ma ora è giunto il tempo dei giusti”. Il linguaggio profondamente emotivo palesa l’amore per il sogno e per l’utopia seguendo un percorso articolato che si è andato arricchendo nel tempo e lungo il quale gli interessi intellettuali si affiancano sempre più a temi civili (v. “Binario 21” sulle deportazioni nei lager nazisti) e a riflessioni filosofiche sulle profondità della psiche di altri Autori e Autrici contemporanei, tra cui anche la milanese Alda Merini. Sorge da qui l’interrogazione pressante sul valore etico della Poesia e dell’Arte che resta al centro della sua scrittura.

Ed è smascherando con critiche acute e salaci il falso impegno e la disonestà di molti operatori e di sedicenti intellettuali nell’ambito della letteratura di consumo (“I Poetocrati”, in La poesia è un diamante grezzo, 2022), che con spietato sarcasmo Di Poce fustiga i falsi amici, gli opportunisti, i calunniatori e gli invidiosi, riconoscibili in una burlesca lista di proscrizione redatta con nomi di fantasia.

La coerenza verso i principi finora esposti valorizza la sua personalità di saggista e sostiene la sua ricerca poetica. (Nota di Lettura di Laura Cantelmo – Ass. Culturale Milano Cosa)

Info Donato Di Poce

https://donatodipoce.blogspot.com/

Mail – I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

iquadernidelbardoed@libero.it

 

domenica 18 febbraio 2024

Zoologia abitativa di Teodora Mastrototaro (Arcipelago Itaca)

Teodora Mastrototaro, drammaturga, poetessa e attivista antispecista è nata a Trani nel 1979, vive a Roma. Ha pubblicato due raccolte di versi, Afona del tuo nome (La Vallisa 2009), tradotta dal poeta americano Jack Hirschman con il titolo Can’t voice your name (CC. Marimbo 2010), e Legati i maiali (Marco Saya 2020). Le poesie Carne e Gabbia sono state pubblicate nella rivista di critica antispecista “Liberazioni” (n. 50, 2022). Il racconto Il Mattatoio è stato pubblicato sul magazine radicale internazionale “Menelique”. Il monologo Il riflusso (dalle reali testimonianze dei lavoratori dei mattatoi) è stato pubblicato su “Liberazioni” (n. 51, 2022). È inoltre presente nel volume collettivo, tutto al femminile, Bestie - femminile animale (Vita Activia Nuova APS 2023). Diversi sono i suoi spettacoli rappresentati e premiati.

 

La muta del lunedì sera,

la camicia l’ho riposta qui

sotto la mattonella crepata in superficie

dove rifletto il cranio sporco.

Adagiata al sentirti stupore

di fatica, e sotto il pavimento un destino

che ti somiglia.

Per ogni tuo aspetto un altro esce marcio

così come l’anno che ricade al limite

dove il corpo si consuma come fosse un

calendario.

Nel tuo morso, che appartiene alla bocca

e alle dita, si rompe il mio gioco

dove tutto si perde in duplice copia

– affrancata e non:

il tuo circolo eterno, il seno.

(serpente)




sabato 17 febbraio 2024

Stefano Decima, Le ombre di Periandro, Porto Seguro

 Periandro era considerato il secondo tiranno di Corinto ed è protagonista di una storia, diventata mito, che parla di manipolazione, inganno e incesto. Ha un rapporto sessuale con la madre, nel buio, del tutto ignaro del peccato che sta per compiere. Ma fuori dall'ombra, la luce gli mostra l'imbroglio al quale è stato piegato: la pazzia è la conseguenza inevitabile. Ma perché Periandro? La madre decise di punirlo perché colpevole di qualcosa di inevitabile e spontaneo: lui evolveva, cresceva e si allontanava da lei ogni giorno di più. Imperdonabile, ma così naturale e così umano, da permettere a ognuno di noi di riscoprire, attraverso questa storia, il peso inesorabile dell'esistenza. Questo è il punto di partenza di Stefano Decima, che attraverso liriche e canzoni, riattraversa i cardini malati del rapporto con sua madre, alla ricerca di una via di fuga e di quella luce in grado di scacciare ogni imbroglio.




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